giovedì 2 febbraio 2023

ANARCHICI

Gli anarchici sono considerati da molti con simpatia. Si tratterebbe di persone prive di realismo ma animate da ideali positivi, sognatori utopici che però non fanno male a nessuno.
In realtà l’anarchismo è un fenomeno assai complesso, impossibile da liquidarsi in due parole. Forse val la pena di spendere qualche considerazione in proposito.
C’è dell’anarchismo anche in Marx. Per il filosofo di Treviri la abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e la programmazione centralizzata dell’economia renderebbero possibile la piena realizzazione dell’ideale anarchico: la abolizione dello stato. Su posizioni simili si collocherà lo stesso Lenin: in “stato e rivoluzione” il rivoluzionario russo arriverà a sostenere che le funzioni statali sono destinate a semplificarsi sempre di più. Una cuoca, afferma, sarà in grado di dirigere lo stato, prima che questo finisca nel dimenticatoio della storia.
Ad entrambi aveva a suo tempo risposto il padre dell’anarchismo: Michail Bakunin. Per l’anarchico russo la centralizzazione dei mezzi di produzione nelle mani dello stato, ben lungi dall’aprire la strada alla abolizione del medesimo, rischia di dar vita a forme di oppressione ancora più brutali di quelle contro cui combatteva il nascente movimento operaio. Lo stato va abolito, non rinforzato in vista di una sua futura abolizione. Se si tralascia il vaneggiamento utopico sulla abolizione dello stato è difficile dar torto a Bakunin. La storia su questo ha dato risposte inequivocabili. Per la sua onestà intellettuale Bakunin forse merita almeno un po’ della simpatia con cui alcuni guardano agli anarchici. Ma l’anarchismo, compreso quello di Bakunin, non è riconducibile ad un generico ed in fondo innocuo utopismo.
Serghei Necaev, populista rivoluzionario russo fu amico di Bakunin e assai vicino alle posizioni anarchiche. In lui però l’anarchismo si tinge nettamente di nichilismo terrorista. Nel celebre “catechismo del rivoluzionario” scritto insieme a Bakunin il nichilismo emerge chiaramente. Il rivoluzionario è un uomo perduto. Non ha interessi né cause, né finalità proprie. Il suo unico obiettivo è la rivoluzione e questa significa innanzitutto distruzione radicale di ogni ordinamento esistente.

Nel corso della sua carriera di rivoluzionario Necaev andò comunque oltre il nichilismo manifestato nel “Catechismo”. La folgorante bellezza dell’ideale anarchico giustifica per lui tutto, assolutamente tutto. L’anarchico non è legato da alcun vincolo morale, può fare qualsiasi cosa ritenga utile alla affermazione della causa. Può rubare, uccidere, mentire, far condannare innocenti se questo favorisce, a suo parere, la vittoria dell’ideale anarchico, Un amoralismo tanto marcato doveva portarlo alla rottura col suo amico Bakunin. Però, a ben vedere le cose, il vero rivoluzionario radicale era lui, Necaev più che il vecchio Bakunin. Non a caso Dostoevskij si ispira proprio a Necaev ed al suo nichilismo amorale ne “i demoni” uno dei suoi romanzi più profetici.
Lo stesso nichilismo di Necaev sarà però superato da un classico dell’anarchismo: Max Stirner.
Ne “l’unico e la sua proprietà” l’individualismo largamente presente nelle dottrine anarchiche subisce un radicale processo di estremizzazione. L’individuo diventa “l’unico”: singolo assolutamente isolato, non limitato da alcuna legge, né norma etica. Non limitato dalla presenza di altri individui, delle loro esigenze ed aspirazioni. E questo unico può fare ciò che vuole, non tanto per il trionfo della causa quanto per l’affermazione egoistica della sua assoluta unicità. Se vuoi fare una cosa falla, se desideri qualcosa allunga la mano. Tutto ciò che limita l’unico è una intollerabile forma di oppressione che va rifiutata. Rifiutata nei fatti, nell’azione.
Stoirner morì in povertà, solo e dimenticato. Si può ben dire che la sua fine costituisca la smentita più radicale delle sue teorie. Sei unico, puoi far e tutto per affermarti, ma hai perso. E come perdente non puoi fare appello ad alcuna norma universale per giustificare la tua sconfitta. E non vuol dire nulla il fatto che in futuro, forse, sarai ricordato. Sarai ricordato da altri, ma tu sei l’unico...
Direi che questa brevissima, e assolutamente carente rassegna sia sufficiente a smentire quanti guardano con benevola indulgenza all’anarchismo. Le dottrine anarchiche non sono affatto grondanti di benevolenza verso il genere umano. Il rifiuto anarchico di ogni limite alla libertà si trasforma molto facilmente in prevaricazione della libertà altrui. Si passa, per citare Dostoevsij, dalla assoluta libertà alla assoluta tirannide. Con buona pace dei difensori improvvisati di un terrorista anarchico dei nostri giorni.

 

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