La anfibolia è un
ragionamento ambiguo; può assumere la forma di un sillogismo
scorretto, caratterizzato dal fatto che nelle premesse viene usato lo
stesso termine con significati diversi.
Un
esempio di anfibolia è il seguente:
L’uomo è l’unico
animale razionale.
La donna non è uomo.
Quindi la donna
non è razionale.
L’errore consiste nel fatto che il
termine “uomo” è usato con significati diversi nelle due
premesse.
Nella maggiore “uomo” si riferisce al genere umano
che comprende sia uomini che donne.
Nella minore invece “uomo”
si riferisce agli esseri umani di sesso maschile.
Nella
vicenda dell’orsa moltissimi di quelli che si sono opposti, e si
oppongono all’abbattimento del plantigrado sono clamorosamente
incorsi in questo tipo di errore logico.
Dietro ai loro
ragionamenti si cela, non si sa quanto consapevolmente, il seguente
sillogismo:
Un orso non può essere considerato colpevole
di nulla.
Chi non è colpevole non può venire
condannato.
Quindi l’orso non deve essere abbattuto.
Qui
l’errore nasce dal diverso significato che l’espressione “non
colpevole” ha nella maggiore e nella minore.
Nella maggiore
“non colpevole” significa, giustamente, che all’orso non
possono applicarsi categorie etiche.
Nella minore “non
colpevole” viene invece assunto nel suo significato etico: solo i
“colpevoli” possono essere condannati.
Non occorre
essere dei logici raffinati per cogliere l’errore, incredibilmente
stupido, che ho cercato di evidenziare. Ed è un errore più generale
in cui incorrono, a proposito del rapporto “uomo – natura”,
praticamente tutti i talebani del misticismo ecologico. Prima si
nega, giustamente, la applicabilità al mondo non umano di categorie
morali, poi si usano queste stesse categorie per conferire dignità
morale al mondo non umano. Questo, val la pena di ripeterlo, va ben
oltre la vicenda dell’orsa.
Lo ammetto, questa vicenda mi ha
coinvolto emotivamente. Non tanto per il suo valore in se: è stata
una vicenda tragica ma nel mondo avvengono ogni giorno eventi
enormemente più tragici. Mi ha coinvolto e mi coinvolge perché mi
fa impressione il livello di stupidità e di fanatismo che questa ha
fatto emergere.
Alcuni di coloro che si sono opposti
all’abbattimento dell’orsa hanno avanzato obiezioni che,
condivisibili o meno, sono ragionevoli: la necessita della tutela
dell’ambiente, la preservazione del patrimonio faunistico…
obbiettivi e finalità su cui ci si può tranquillamente trovare
d’accordo, anche se poi ci sono divergenze sui modi specifici per
perseguirle.
Si tratta però di posizioni, purtroppo,
minoritarie. La gran maggioranza dei “difensori dell’orsa” ha
messo in mostra una ignoranza, una incapacità di ragionare
razionalmente, un fanatismo e, soprattutto, un odio nei confronti del
genere umano, una mancanza di umana pietà che fanno letteralmente
paura.
Prova ulteriore della crisi culturale dell’occidente.
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