domenica 28 marzo 2010

Vittorio Feltri e l'ordine dei giornalisti

La sospensione di Vittorio feltri decisa dall'ordine dei giornalisti in relazione alla vicenda Boffo merita a mio parere alcune parole di commento.

1) Feltri pubblicò il dispositivo di una sentenza di condanna (patteggiata) a carico del direttore dell'"Avvenire" Dino Boffo. questa non è in discussione, la condanna c'è stata e nessuno la ha mai messa in discussione.

2) Oltre al dispositivo di condanna pubblicò un documento in cui si affermava tra l'altro l'omossessaulità di Boffo.

3) Su questo documento si concentrarono le critiche e le smentite. Feltri invitò Boffo, ed i suoi occasionali difensori, a rendere pubblici gli atti del procedimento a suo carico concluso con il patteggiamento della pena. Questi però non vennero resi noti in quanto secretati. Se fossero stati subito resi noti, come più volte richiesto da Feltri, ogni equivoco si sarebbe chiarito.

4) Le informazioni fornite dal famoso documento si rivelarono poi false. Feltri ammise subito l'errore e si scusò pubblicamente con Boffo. Va sottolineato che la falsità si limita alle informazioni del documento, non alla sentenza di condanna, che resta comunque la cosa più importante.

Questi i fatti. Ora, sempre rapidamente e per punti, qualche commento.

1) Affermare che Boffo (o chiunque altro) è omossessuale non significa insultarlo.

2) In Italia tutto è secretato, meno gli atti delle innumerevoli indagini a carico del presidente del consiglio. Queste sono note a quotidiani come "la repubblica" o "Il fatto quotidiano" prima che alla persona indagata. Si tratta di uno scandalo inconcepibile in qualsiasi altro paese occidentale, scandalo che non suscita indignazione alcuna negli italici difensori della libertà.

3) Feltri in tutta la vicenda si è comportato in maniera corretta. Ha pubblicato una notizia sostanzialmente vera, ha chiesto che venissero resi noti i documenti capaci di smentire alcuni fatti connessi a tale notizia, si è scusato quando è emerso che questi fatti erano non veri. Magari facessero così altri giornalisti che non chiedono scusa neppure quando sono condannati per diffamazione (ogni riferimento a Marco Travaglio è voluto).

4) La sospensione decretata dall'ordine a carico di Feltri è quindi un gesto fazioso non a caso diretto contro un giornalista scomodo, le cui idee si possono o meno condividere, ma a cui non si può negare il gran pregio della coerenza.

5) L'ordine dei giornalisti è una istituzione feudale, una corporazione che non ha alcun senso se non quello di difendere i giornalisti "ufficiali" dalla concorrenza e conferire ad un branco di burocrati un gran potere di controllo sulla carta stampata.

6) In Italia esiste davvero pericolo per la libertà di espressione. E uno dei pericoli maggiori viene proprio da coloro che si mobilitano in "difesa" di questa fondamentale libertà. Tanto per essere chiari, immaginiamo l'Italia retta da un governo presieduto da Antonio di Pietro, con De Magistris ministro della giustizia, Santoro ministro della pubblica istruzione e Travaglio a capo di un ministero di nuova formazione: quello sui media e l'educazione popolare. In una simile Italia ci sarebbe più o meno libertà, libertà in generale e libertà di informazione? Ognuno ci faccia un pensierino.


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