Non so come andrà a finire il pasticcio delle liste ma alcune considerazioni è possibile farle, al di là dell'esito della vicenda.
1) Il Pdl ha dimostrato di essere un partito pieno zeppo di pasticcioni e di dilettanti. Non solo, si tratta di un partito con le sue brave correnti e correntine, invidie, lotte intestine. Nulla di drammatico, sia ben chiaro, più o meno è questa la norma e riguarda tutti i partiti. Però, non è questo il famoso nuovo di cui tanto si parla..
2) Il tentativo dei radicali di cercare ovunque la minima irregolarità per impedire alle liste avverse di partecipare alle elezioni non ha nulla a che vedere con la mentalità liberale e democratica a cui questi dicono di ispirarsi. Dimentichi del fatto di essere stati per anni alleati di Berlusconi i radicali puntano tutto sulla forma dei timbri e sulla assenza di qualche visto. Per un partito che parla continuamente di grandi lotte in difesa della libertà non è il massimo.
3) Nelle democrazie liberali la forma è sostanza, ma la ricerca ossessiva del cavillo, la disputa sulla forma del timbro non è forma, è cavillosità, formalismo vuoto. Personalmente sono stato, tanti anni fa, scrutatore e ricordo bene che le norme relative alla convalida o meno dei voti dicono che in caso di dubbio deve prevalere il principio della libera espressione della volontà popolare. Cioè: se una scheda è chiaramente invalida la si annulla, ma nei casi dubbi la si deve convalidare. Ora, è chiaro, dovrebbe esserlo quanto meno, che in sede di ammissione o meno delle liste alle elezioni il principio base dovrebbe essere quello di permettere agli elettori di esprimersi. Il perchè dovrebbe essere chiarissimo per tutti: escludere dalle elezioni un partito, a maggior ragione se si tratta del più forte partito italiano, significa non solo punire quel partito, se lo è meritato si potrebbe anche dire, significa punire gli elettori, tutti gli elettori. Piaccia o non piaccia la cosa, delle elezioni in cui manchi il principale partito italiano sono elezioni fasulle e nessuna coinsiderazione formalistica può annullare questo dato.
4) Pare che inLombardia la magistratura abbia usato pesi e misure diverse nella valutazione delle liste del Pdl e del Pd. E' una cosa tutta da verificare ma di certo non inverosimile. E' difficile dimenticare che da circa 15 anni la magistratura milanese indaga quasi a tempo pieno su una sola persona.
5) Il Pd potrebbe accettare la "soluzione politica del pasticcio". Potrebbe accettare un decreto che metta le cose a posto e poi magari usare questa sua accettazione come arma polemica in campagna elettorale. "Se siete in gara lo dovete a noi" potrebbe tuonare Bersani durante tutta la campagna elettorale ed avrebbe anche qualche buona ragione. Non lo fa, preferisce andare ad elezioni farsa, che sarebbero comunque una sconfitta politica per tutti, piuttosto che dimostrarsi "generoso". Perchè? Perchè dimostrarsi "generoso" col Pdl significherebbe ammettere che il Pdl è un normale partito e non una cosca mafiosa, che Berlusconi è un avversario da combattere e non un nemico da abbattere usando qualsiasi mezzo, che in Italia è in corso una lotta politica dura ma non una forma soft di guerra civile.
Ecco, questo è il punto. In una democrazia normale, caratterizzata da un normale confronto politico, qualsiasi partito preferisce che alle elezioni il partito avverso ci sia, mira a batterlo col voto, non coi cavilli. Ma in Italia le cose stanno ben diversamente. In Italia il leader della maggioranza viene additato come un criminale, una magistratura autoreferenziale e sottratta ad ogni controllo apre di continuo nuovi procedimenti a suo carico, molti addirittura giustificano chi lo aggredisce fisicamente. E' chiaro che così non si può andare avanti ed è chiaro che l'esclusione delle liste del Pdl in Lazio e Lombardia avrebbe effetti catastrofici sulla radicalizzazione del clima politico nel paese. Solo degli incoscienti possono augurarsi una cosa simile. Purtroppo però l'Italia è piena di incoscienti.
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