Molto, molto indicativo questo spot
ministeriale. Fornisce una visione melensa, sdolcinata, falsa del
fenomeno della immigrazione clandestina, ma questo è il meno, in
fondo. La pubblicità ha il compito di abbellire, non di
rappresentare la realtà. Ed anche se sarebbe giusto pretendere che
il governo dicesse la verità ai cittadini, non scandalizza più di
tanto lo spettacolo di una pubblicità ministeriale che non ha nulla
da invidiare a quella di chi vende detersivi o elettrodomestici.
La cosa davvero grave è l'invito aperto alla delazione contenuto nello spot.
Certo, chi è a conoscenza di reati, reati di qualsiasi tipo commessi da chiunque, fa bene a denunciarli, me li deve denunciare alla polizia, seguendo le procedure di rito, indicando con precisione fatti e circostanze, nomi se ci sono nomi da fare, e firmando il relativo verbale. Qui no, qui si invita chi è a conoscenza di un “reato di tipo razziale” a fare una email, e chi ha subito un "atto di xenofobia o razzismo" a telefonare ad un numero verde. Quali sono i “reati”da denunciare, cosa è un atto di xenofobia? Se Tizio racconta una barzelletta sconveniente, o afferma che in Italia ci sono troppi immigrati, o dice che lapidare una donna, come avviene in molti paesi islamici, è un atto barbaro si macchia di xenofobia o razzismo? O commette qualche reato di tipo razziale? Non si sa, tutto è lasciato alla interpretazione del singolo. Fare una e mail è facilissimo, e non si rischia nulla a farla, ed è ancora più facile telefonare ad un numero verde. Un bel giorno Tizio sente bussare alla porta di casa, va ad aprire e si trova davanti un poliziotto. E' accusato di un “reato razziale”. Non capisce cosa stia succedendo, non ha mai fatto nulla di illegale, ne è certo. Il poliziotto lo aiuta. “Un mese fa lei è andato a cena con amici, ricorda? E ha raccontato alcune barzellette a sfondo xenofobo...”
Fatte le doverose, giuste distinzioni, la società che vorrebbero gli autori dello spot ricorda le peggiori esperienze totalitarie del secolo scorso. La Russia staliniana, in cui i mariti denunciavano le mogli, e i figli i genitori, di “attività controrivoluzionarie”, o la Cambogia di Pol Pot, dove gli adulti erano letteralmente terrorizzati dai bambini, trasformati da una “educazione” goebbelsiana in piccole, spietate spie.
L'occidente si sta trasformando in una dittatura del politicamente corretto. Una società che dietro una mielosa cortina di dolcezza e tolleranza nasconde un volto violento, intollerante, oppressivo.
Far finta di non accorgersene è quanto di peggio si possa fare.
La cosa davvero grave è l'invito aperto alla delazione contenuto nello spot.
Certo, chi è a conoscenza di reati, reati di qualsiasi tipo commessi da chiunque, fa bene a denunciarli, me li deve denunciare alla polizia, seguendo le procedure di rito, indicando con precisione fatti e circostanze, nomi se ci sono nomi da fare, e firmando il relativo verbale. Qui no, qui si invita chi è a conoscenza di un “reato di tipo razziale” a fare una email, e chi ha subito un "atto di xenofobia o razzismo" a telefonare ad un numero verde. Quali sono i “reati”da denunciare, cosa è un atto di xenofobia? Se Tizio racconta una barzelletta sconveniente, o afferma che in Italia ci sono troppi immigrati, o dice che lapidare una donna, come avviene in molti paesi islamici, è un atto barbaro si macchia di xenofobia o razzismo? O commette qualche reato di tipo razziale? Non si sa, tutto è lasciato alla interpretazione del singolo. Fare una e mail è facilissimo, e non si rischia nulla a farla, ed è ancora più facile telefonare ad un numero verde. Un bel giorno Tizio sente bussare alla porta di casa, va ad aprire e si trova davanti un poliziotto. E' accusato di un “reato razziale”. Non capisce cosa stia succedendo, non ha mai fatto nulla di illegale, ne è certo. Il poliziotto lo aiuta. “Un mese fa lei è andato a cena con amici, ricorda? E ha raccontato alcune barzellette a sfondo xenofobo...”
Fatte le doverose, giuste distinzioni, la società che vorrebbero gli autori dello spot ricorda le peggiori esperienze totalitarie del secolo scorso. La Russia staliniana, in cui i mariti denunciavano le mogli, e i figli i genitori, di “attività controrivoluzionarie”, o la Cambogia di Pol Pot, dove gli adulti erano letteralmente terrorizzati dai bambini, trasformati da una “educazione” goebbelsiana in piccole, spietate spie.
L'occidente si sta trasformando in una dittatura del politicamente corretto. Una società che dietro una mielosa cortina di dolcezza e tolleranza nasconde un volto violento, intollerante, oppressivo.
Far finta di non accorgersene è quanto di peggio si possa fare.
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