lunedì 7 aprile 2014

CONSAPEVOLE, NELLA NEOLINGUA POLITICAMENTE CORRETTA

Consapevole. Significa ”che sa”, “conscio”, “al corrente di”. Si dice “consapevole” di qualcosa colui di cui ha senso pensare che forse quella cosa non la conosce, o non la conosce bene. “Sono consapevole dei pericoli di quella attività”, “sono consapevole delle responsabilità che comporta l'essere padre” e così via. Nella neolingua politicamente corretta invece “consapevole” è usato come il prezzemolo, un aggettivo appiccicato a tutto, anche a cose di cui ha poco, o nessun, senso porsi domande sulla nostra “consapevolezza”. Non solo, nella lingua usata dalle persone normali il termine "consapevole" è riferito al soggetto: “Luigi è consapevole dei rischi di quel certo investimento”, “Maria è consapevole delle difficoltà della vita in comune con Pietro”. Nella neolingiua politicamente corretta invece “consapevole” diventa l'attribuito di un verbo o di un complemento oggetto. “Masturbazione consapevole”, “consumo consapevole”, “turismo consapevole”, “sesso consapevole”.
Negli asili si tengono corsi di “masturbazione consapevole”. Occorre educare tutti ad un “consumo consapevole”. Faccio del “turismo consapevole”. Ieri ho conosciuto una bella signora ed abbiamo fatto del “sesso consapevole”.
Esiste inoltre una impercettibile ma importante modifica nel significato del termine “consapevole” quando questo viene usato in maniera politicamente corretta. Nel suo senso corrente è “consapevole” chi conosce qualcosa che potrebbe non conoscere, è “non consapevole” chi invece quella cosa non la conosce. In senso politicamente corretto invece il termine "consapevole" rimanda alla conoscenza di una realtà diversa da quella che crediamo di conoscere. Tutti sappiamo, crediamo di sapere, cosa è la masturbazione, ma sbagliamo. Dietro all'atto del masturbarsi c'è una realtà che noi comuni mortali ignoriamo e di cui dobbiamo diventare “consapevoli”. Masturbarsi non significa più, come comunemente si intende, darsi da soli il piacere sessuale, no, significa “smascherare” una realtà repressiva, fondata sulla “imposizione sessista dei ruoli”. Allo stesso modo, tutti crediamo di sapere cosa sia il turismo, ma , di nuovo, sbagliamo. Il “turismo consapevole” ci svela che fare del turismo non significa visitare posti belli ed affascinanti, ma rapportarsi in maniera “aperta e solidale” con le “culture diverse” e così via.
Non solo. Molto spesso il termine "consapevole" usato in maniera politicamente corretta si intreccia con il burocratismo imperante nell'unione europea. La "consapevolezza" a cui il termine "consapevole" rimanda diventa allora una "consapevolezza" assoluta, la consocenza, ad esempio, di TUTTI i rischi connessi a quella certa attività, o della composione chimica di tutti gli ingredienti di quel certo cibo eccetera. L'economia di mercato, questo è il messaggio insieme politicamente corretto e burocratico programmatorio, è dominata da famelici predoni da cui ci devono proteggere gli angelici euroburocrati. Così, per acquistare in maniera "consapevole" una bottiglia di passata di pomodoro, devo avere quanto meno tre lauree in chimica. 
Usati in senso politicamente corretto e burocratico programmatorio certi termini si intingono immediatamente di ideologia. Le parole non rimandano più alle cose ma ad una visione del mondo che è assunta a priori come vera, bella e giusta. Dietro alla richiesta di "consapevolezza" si cela la pretesa degli euroburocrati di renderci edotti di tutto su tutto. Dietro alla “masturbazione consapevole” c'è la filosofia gender, dietro al “consumo consapevole" il misticismo ecologico, dietro al “turismo consapevole” quello terzomondista. Ottimo motivo per non usare mai espressioni come “masturbazione consapevole” o altre simili stronzate politicamente corrette e burocratiche.

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