In un libro di storia dedicato ai ragazzini di seconda media si legge: “perché oggi tanti popoli extraeuropei sono preda di fame, povertà e sottosviluppo? La risposta “ prosegue “non sta affatto nella presunta inferiorità di questi popoli”. Non si può che concordare, ovviamente. Ma solo su questo la concordanza è possibile. Per l'autore del testo infatti se non è la “presunta inferiorità” dei popoli extraeuropei a spiegare la loro secolare arretratezza, questa va spiegata con la niente affatto presunta malvagità degli europei.
Furono gli imperi coloniali a “cambiare gli equilibri fra i popoli della terra”. Fino alla metà del '700, sostiene l'autore del libro di testo, non esisteva nessuna superiorità tecnologica, economica e culturale dell'Europa, no, tutti i popoli di tutti i continenti erano alla pari. Poi i malvagi europei hanno preso a conquistare il mondo e questo ha creato una situazione di arretratezza che si conserva sino ai giorni nostri.
“Ancora intorno al 1750, la produzione economica dei paesi europei, sommati alle colonie inglesi del Nordamerica, era all'incirca pari a quella di Asia, Africa, America centro meridionale. Cioè, non esisteva alcuna vera disparità tra nord e sud del mondo”, così prosegue, incurante del ridicolo, il nostro autore.
Incredibile. Nel 1750 la produzione dell'Europa e del nord America era all'incirca pari a quella di Asia, Africa e America latina! Peccato che nel 1750 il nord America fosse una colonia inglese, e l'America latina, l'Asia e l'Africa fossero o in una situazione coloniale o comunque egemonizzate dalle potenze europee. Si cerca di spacciare per equilibrio fra Europei ed extraeuropei quello che altro non era che l'equilibrio fra l'Europa e le sue colonie. E questo in un libro di testo, qualcosa che dovrebbe insegnare ai ragazzini a pensare, e dovrebbe fornir loro una descrizione il più possibile rigorosa dei fatti.
Ma, andiamo avanti. Nel 1750 gli indios latino americani, gli africani e gli asiatici, e magari i nativi nord americani, producevano quanto gli europei e i coloni nord americani, afferma l'autore di un libro di storia dedicato ai ragazzini delle medie. Poi, prosegue, le cose sono peggiorate.
“Tale situazione però mutò bruscamente nel giro di un secolo, o poco più. Intorno al 1880 il rapporto era già salito a 2:1 (…) nel 1900 il divario era salito a 6:1 nel 1960 a 10:1 (…) nel 2006 a 26:1”. Quale sarebbe la causa di questo incremento nel divario fra la ricchezza del nord e quella del sud del mondo? Semplicissimo: “i paesi oggi “sviluppati” (si, l'autore mette fra virgolette il termine sviluppati, chissà perché...) sono le grandi potenze (Spagna, Inghilterra, Francia, Olanda, Belgio, Germania, Italia) che nel passato conquistarono imperi coloniali più o meno estesi”. La conquista è la spiegazione di tutto. Elementare Watson!
Per una persona capace di pensare un certo paese conquista un impero coloniale se è già più avanzato di coloro che sottomette, se li sovrasta dal punto di vista economico, tecnologico e militare. Per lo “storico” autore di queste righe il rapporto invece si rovescia. Non è vero, ad esempio, che gli Spagnoli disponevano di una superiorità tecnologica e culturale schiacciante nei confronti degli aztechi, per questo un manipolo di avventurieri mise un crisi un impero vastissimo, no, la superiorità tecnologica degli spagnoli sarebbe stata, invece che il presupposto, la conseguenza della conquista, ridicolo.
A questa considerazione, occorre aggiungerne altre. La conquista sarebbe la causa dell'ampliarsi del divario fra i paesi ricchi e quelli poveri che nel 1750 non sarebbe esistito. Ma, buon Dio, l'espansione coloniale inizia ben prima del 1750, anzi, a quella data si è già quasi conclusa. Non solo, Lo stesso autore di questa paginetta mostra che il divario è cresciuto enormemente nella seconda metà del '900, cioè precisamente nel periodo in cui gli imperi coloniali o non esistevano più o si stavano sfaldando. Eppure sostiene che è proprio l'espansione coloniale la causa principale dell'arretratezza. La coerenza logica non è il suo forte, come la storia, del resto.
Tutto preso dalla sua prosa politicamente corretta l'autore della paginetta che stiamo esaminando dimentica che, più o meno intorno al 1750, c'è stato in Europa quel piccolo, insignificante, avvenimento che si chiama rivoluzione industriale, e che dopo la prima rivoluzione industriale altre ne sono seguite, trasformando radicalmente un po' tutti i campi dell'attività produttiva. E dimentica anche, il nostro geniale storico, che la rivoluzione industriale è stata preceduta da quell'altro, piccolo, evento evento che è stata la rivoluzione scientifica del '600, una inezia che ha rovesciato una visione del mondo egemone da secoli e che può con buona ragione considerarsi una delle cause del decollo culturale, economico e tecnologico dell'occidente.
Per aver chiaro quanto siano ridicole le spiegazioni offerte in pasto a ragazzini di dodici anni, confrontiamole con quelle di un altro autore, di una certa fama.
“La
borghesia ha avuto nella storia una parte sommamente rivoluzionaria.
(...)
Solo la borghesia ha
dimostrato che cosa possa compiere l'attività dell'uomo. Essa ha
compiuto ben altre meraviglie che le piramidi egiziane, acquedotti
romani e cattedrali gotiche, ha portato a termine ben altre
spedizioni che le migrazioni dei popoli e le crociate. La borghesia
non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di
produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti
sociali. Prima condizione di esistenza di tutte le classi industriali
precedenti era invece l'immutato mantenimento del vecchio sistema di
produzione. (…)Con il rapido miglioramento di tutti gli strumenti di produzione, con le comunicazioni infinitamente agevolate, la borghesia trascina nella civiltà tutte le nazioni, anche le più barbare. I bassi prezzi delle sue merci sono l'artiglieria pesante con la quale spiana tutte le muraglie cinesi, con la quale costringe alla capitolazione la più tenace xenofobia dei barbari. Costringe tutte le nazioni ad adottare il sistema di produzione della borghesia, se non vogliono andare in rovina, le costringe ad introdurre in casa loro la cosiddetta civiltà, cioè a diventare borghesi. In una parola: essa si crea un mondo a propria immagine e somiglianza.”
Chi scrive queste parole? Un apologeta del capitalismo? NO, il suo più implacabile nemico, un certo Karl Marx. L'opera da cui sono tratti questi brani è il celeberrimo “Manifesto del partito comunista”. Per Marx l'occidente borghese ha unificato il mondo e lo ha fatto grazie alla sua superiorità economica, culturale e tecnologica. Questo fatto è per Marx storicamente positivo, segnerebbe una tappa necessaria del cammino della storia verso il suo fine salvifico comunista.
C'è, ovviamente molto di discutibile nelle parole di Marx, ma su un punto il barbone di Treviri ha di certo ragione: il segreto della potenza occidentale non va cercato nelle conquiste ma nell'incremento della produttività del lavoro. I paesi che sono stati in grado di seguire l'occidente sulla strada dell'innovazione tecnologica, si pensi al Giappone, hanno rapidamente raggiunto, a volte anche superato, molti paesi europei; questo vale anche per paesi che in passato hanno subito la dominazione coloniale, come la Cina, l'India, la Corea del sud, il Brasile. Gli altri, quelli che non sono stati in grado di innovare, rivoluzionare la propria base produttiva, sono invece rimasti tragicamente indietro. In tutto questo la compagnia delle Indie o gli orrori della conquista spagnola dell'America latina, o la triste sorte toccata ai nativi nord americani c'entrano poco o nulla, ferma restando la condanna morale per gli orrori e la umana simpatia per chi ha subito una sorte tristissima.
Una cosa è condannare moralmente quanto va condannato nella politica coloniale europea, altra cosa è fare di questa la causa principale del divario economico e tecnologico che opprime oggi molti paesi. Confondere i due piani significa solo trasformare la storia in propaganda.
Del resto, le potenze occidentali non sono di certo state le sole a sottomettere altri popoli e ad opprimerli in maniera a volte spietata.
Gli spagnoli hanno commesso crimini orrendi a danno degli Atztechi, ma questi erano a loro volta degli imperialisti e degli schiavisti non molto teneri con chi dominavano. La Gran Bretagna si è costruita un impero? Certo, ma era un impero anche la Cina, e gli ottomani hanno dominato per secoli col pugno di ferro moltissime popolazioni. Lo schiavismo è stato un crimine orrendo? Certo, ma non è stato di certo un monopolio dell'occidente. Lo schiavismo esisteva, per fare un solo esempio, nell'impero islamico, ed aveva dimensioni uguali, se non maggiori, di quello che faceva capo al nord America. In certi pesi islamici lo schiavismo è stato abolito (formalmente) solo verso metà dello scorso secolo.
Ma per l'occidentale politicamente corretto solo l'imperialismo occidentale è sporco, brutto e cattivo, e lo è ed in maniera assoluta, anche se storicamente è facilissimo dimostrare che si è trattato di un imperialismo che, almeno in alcuni casi, ha fatto anche qualcosa di positivo (gli inglesi ad esempio hanno abolito in India la discutibile usanza di bruciare viva la vedova, insieme al cadavere del marito deceduto, forse non è stata una proibizione del tutto negativa...).
Ma l'autore della paginetta di propaganda inserita in un libro di scuola non si pone troppi interrogativi. Vuole che gli occidentali “risarciscano” i popoli che hanno oppresso storicamente: “redistribuire risorse e ricchezze costituisce un risarcimento ed una questione urgente di giustizia”, afferma concludendo il suo temino propagandistico.
Benissimo. Andiamo indietro nella storia e chiediamo i giusti risarcimenti. Però, che li paghino tutti. L'impero di Gensis Khan si estendeva dall'estremo fin quasi al medio oriente? Si risarciscano i posteri di coloro che hanno subito il dominio dal grande imperatore guerriero. E lo stesso si faccia con chi ha subito la dominazione islamica, quella cinese, quella atzeca, e, naturalmente, quella inglese e francese. Si potrebbe andare ancora più indietro nel tempo, in questo caso devono stare attenti i romani, che come imperialisti non sono stati niente male!!
Devo ammetterlo, trovare in un libro di testo per le scuole medie della propaganda degna di un Gino Strada o di una Giuliana Sgrena mi ha, un po', solo un po', sorpreso. Sapevo, e so, che viviamo nell'epoca del pensiero unico politicamente corretto, ma pensavo che i ragazzini avessero diritto ad un insegnamento almeno minimamente caratterizzato da rigore e serietà.
In effetti i ragazzini hanno questo diritto, ma il pensiero unico dominante vuole affermarsi ad ogni costo, e nulla è tanto importante per i suoi sacerdoti quanto plasmare, oserei dire corrompere, le giovani menti. Ecco perché è compito di tutti contrastare la propaganda goebbelsiana che ormai avvelena il clima culturale del paese, a tutti i livelli.
Forse volevi dire Gino Strada non Vittorio ...
RispondiEliminaSi grazie, correggo subito!!
RispondiEliminai primi imperi conosciuti non sono occidentali, ma Africani (l'impero egizio) e medioorientali (assiri, babilonesi, persiani...)
RispondiEliminaGli indios precolombiani facevano guerre al solo scopo di catturare migliaia di vittime umane da sacrificare...