Uno dei bersagli polemici della famosa
commissione proposta dalla senatrice Segre sono gli “stereotipi”.
Non bisogna creare stereotipi, dice.
Ma cosa è uno “stereotipo”?
Una delle definizioni è la seguente, tratta da Wikipedia:
“Visione semplificata e largamente condivisa su un luogo, un oggetto, un avvenimento o un gruppo riconoscibile di persone accomunate da certe caratteristiche o qualità”.
Un'altra definizione, sempre reperibile in rete, sottolinea che lo stereotipo è un generalizzazione che "prescinde dalla valutazione dei singoli casi".
Tirando le somme: lo stereotipo è una generalizzazione semplificata, poco corretta, frettolosa, che non tiene nel debito conto tutta una serie di casi particolari.
Però, se così stanno le cose, un po' tutte le generalizzazioni hanno qualcosa dello stereotipo. Ogni generalizzazione prescinde da un buon numero di casi particolari. La celebre premessa maggiore del sillogismo perfetto di Aristotele: “tutti gli uomini sono mortali” prescinde dall'esame di una quantità potenzialmente infinita di casi particolari. Le generalizzazioni sono inferenze induttive e le inferenze induttive prescindono, per definizione, dall'analisi di tutti i casi particolari.
Ed ogni generalizzazione, anzi, ogni proposizione espressa in un linguaggio simbolico, è, per definizione, semplificata. “La terra è sferica”, si dice, ma le cose in realtà non stanno così, la terra non è affatto perfettamente sferica, definirla tale è il risultato di una semplificazione. Ed ancora, “l'anno solare si compone di 365 giorni” è una affermazione semplificata, in realtà l'anno solare non dura esattamente 365 giorni. Si potrebbe continuare...
Certo, esistono generalizzazioni e semplificazioni serie ed altre meno serie. Affermazioni scientificamente fondate ed altre che sono solo il risultato di fuggevoli impressioni. Ma il confine fra le due è estremamente sfuggente e difficile da individuare. Soprattutto, è LIBERTICIDA affidare ad una commissione il compito di stabilire volta per volta cosa è stereotipo e cosa no, ed adottare di conseguenza misure repressive.
Esaminiamo queste tre affermazioni.
1) “Il comunismo è una filosofia politica totalitaria”.
2) “L'Islam non è laico”
3) “I democristiani amavano il sottogoverno”
Tutte sono semplificazioni della realtà, tutte non tengono conto di moltissimi casi particolari, tutte non sono perfettamente fondate dal punto di vista scientifico. Sono per questo degli stereotipi? Le si deve censurare? Si deve punire chi le fa? Chi deve decidere in proposito?
E siamo certi che chi deve decidere in proposito non discrimini fra le tre affermazioni? Per un democristiano sarebbe probabilmente "stereotipo" la 3, per un comunista la 1, per un militante di più Europa la 2. Che fare allora? Censurare la uno, la due o la tre? Bel dilemma, vero?
La lotta agli stereotipi si può trasformare con facilità estrema in proibizione di ogni giudizio generale, tentativo nichilista di ridurre il generale in mera somma di particolari slegati fra loro. Non si deve parlare di Islam, meno che mai di terrorismo islamico, ma di Tizio, Caio e Sempronio che sono terroristi e, casualmente, anche islamici.
Ma la scienza, la politica, la filosofia, il discorso comune è tutto, per intero farcito di generalità, di affermazioni che vanno oltre l'immediato “qui” ed “ora” e sono quindi, in una certa misura, degli “stereotipi”.
Dietro l'attacco agli “stereotipi si nasconde in realtà una visione nichilista e totalitaria della politica, dell'uomo e della società. Forse anche questo è uno stereotipo. E allora?
Ma cosa è uno “stereotipo”?
Una delle definizioni è la seguente, tratta da Wikipedia:
“Visione semplificata e largamente condivisa su un luogo, un oggetto, un avvenimento o un gruppo riconoscibile di persone accomunate da certe caratteristiche o qualità”.
Un'altra definizione, sempre reperibile in rete, sottolinea che lo stereotipo è un generalizzazione che "prescinde dalla valutazione dei singoli casi".
Tirando le somme: lo stereotipo è una generalizzazione semplificata, poco corretta, frettolosa, che non tiene nel debito conto tutta una serie di casi particolari.
Però, se così stanno le cose, un po' tutte le generalizzazioni hanno qualcosa dello stereotipo. Ogni generalizzazione prescinde da un buon numero di casi particolari. La celebre premessa maggiore del sillogismo perfetto di Aristotele: “tutti gli uomini sono mortali” prescinde dall'esame di una quantità potenzialmente infinita di casi particolari. Le generalizzazioni sono inferenze induttive e le inferenze induttive prescindono, per definizione, dall'analisi di tutti i casi particolari.
Ed ogni generalizzazione, anzi, ogni proposizione espressa in un linguaggio simbolico, è, per definizione, semplificata. “La terra è sferica”, si dice, ma le cose in realtà non stanno così, la terra non è affatto perfettamente sferica, definirla tale è il risultato di una semplificazione. Ed ancora, “l'anno solare si compone di 365 giorni” è una affermazione semplificata, in realtà l'anno solare non dura esattamente 365 giorni. Si potrebbe continuare...
Certo, esistono generalizzazioni e semplificazioni serie ed altre meno serie. Affermazioni scientificamente fondate ed altre che sono solo il risultato di fuggevoli impressioni. Ma il confine fra le due è estremamente sfuggente e difficile da individuare. Soprattutto, è LIBERTICIDA affidare ad una commissione il compito di stabilire volta per volta cosa è stereotipo e cosa no, ed adottare di conseguenza misure repressive.
Esaminiamo queste tre affermazioni.
1) “Il comunismo è una filosofia politica totalitaria”.
2) “L'Islam non è laico”
3) “I democristiani amavano il sottogoverno”
Tutte sono semplificazioni della realtà, tutte non tengono conto di moltissimi casi particolari, tutte non sono perfettamente fondate dal punto di vista scientifico. Sono per questo degli stereotipi? Le si deve censurare? Si deve punire chi le fa? Chi deve decidere in proposito?
E siamo certi che chi deve decidere in proposito non discrimini fra le tre affermazioni? Per un democristiano sarebbe probabilmente "stereotipo" la 3, per un comunista la 1, per un militante di più Europa la 2. Che fare allora? Censurare la uno, la due o la tre? Bel dilemma, vero?
La lotta agli stereotipi si può trasformare con facilità estrema in proibizione di ogni giudizio generale, tentativo nichilista di ridurre il generale in mera somma di particolari slegati fra loro. Non si deve parlare di Islam, meno che mai di terrorismo islamico, ma di Tizio, Caio e Sempronio che sono terroristi e, casualmente, anche islamici.
Ma la scienza, la politica, la filosofia, il discorso comune è tutto, per intero farcito di generalità, di affermazioni che vanno oltre l'immediato “qui” ed “ora” e sono quindi, in una certa misura, degli “stereotipi”.
Dietro l'attacco agli “stereotipi si nasconde in realtà una visione nichilista e totalitaria della politica, dell'uomo e della società. Forse anche questo è uno stereotipo. E allora?
Sono d'accordo con la tua analisi. E comunque è un altro modo per polarizzare l'elettorato e dividere tra buoni e cattivi, dove i cattivi sono tutti quelli che non la pensano come loro.
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