sabato 9 gennaio 2021

LEGALITA', LEGGE E GIUSTIZIA

 John Locke - Wikipedia

Non tutti gli argomenti di coloro che addebitano quasi esclusivamente la Trump la situazione drammatica che gli USA stanno attraversando sono da giudicare faziosi o ipocriti. Certo, c'è moltissima ipocrisia e faziosità negli strilli di chi, dopo aver applaudito alle violenze inaudite dei BLM, si dice indignato per l'assalto al parlamento messo in atto da un branco di imbecilli facinorosi, fra cui molto probabilmente si nascondevano fior di provocatori. Alcune argomentazioni dei critici di Trump vanno però prese sul serio ed esaminate in maniera pacata e razionale.
Una soprattutto mi sembra degna di esser considerata con attenzione.
Esistono le leggi, dicono alcune persone di provata buona fede, ed alle leggi bisogna obbedire, anche quando non ci piacciono. Se si ritiene di esser stati vittime di ingiustizie o brogli ci sono i canali legali cui ricorrere per far valere le proprie buone ragioni. Se i ricorsi che si sono presentati vengono respinti non si può, e non si deve, far altro che accettare il loro verdetto. Se non lo si fa si entra in un circuito pericolosissimo che può sfociare in una guerra civile. E le persone ragionevoli dovrebbero, devono, fare di tutto per evitare una simile deriva. Trump non lo ha fatto, quindi, quale che sia il giudizio, magari anche in parte positivo, sulla sua presidenza, va condannato. Il presidente si è comportato in maniera irresponsabile, e non può essere concesso al presidente degli USA di comportarsi da irresponsabile.
Espresso in questi termini generali l'argomento mi sembra condivisibile, però... però le argomentazioni troppo generali non sono mai interamente soddisfacenti, non rispondono a molte legittime obiezioni. Vediamo un po'.

Locke e Kant

Come si sa il grande filosofo liberale John Locke teorizzò il diritto alla resistenza. Quando i poteri dello stato, governo o corpo legislativo, prendono misure che attentano alla vita, alla libertà ed agli averi dei cittadini questi hanno diritto di resistere; non sempre si è tenuti a rispettare le leggi. Se una legge o, a maggior ragione, una misura amministrativa ledono i diritti fondamentali degli esseri umani questi hanno diritto di opporsi, anche con la forza, a simili misure.
Kant era in disaccordo con il filosofo inglese. Per il prussiano il diritto alla resistenza è una autentica contraddizione in termini. Come può una legge concedere ai cittadini il diritto di non obbedire a se stessa? Siamo di fronte ad un evidente paradosso. Il diritto alla resistenza inoltre, se messo in atto, porterebbe ad una situazione di caos permanente. E' pensabile che ogni cittadino si riservi il diritto di obbedire o meno ad una legge? Basta porsi la domanda per avere la risposta.
Il contrasto fra Locke e Kant però è, forse, più apparente che reale. Quando parla di “diritto di resistenza” Locke non si riferisce al diritto
legale, non ha in mente una legge che comandi la disobbedienza alla legge. Il diritto di resistenza è un diritto etico, morale. E' giusto opporsi alla legge quando questa viola qualcosa che è più basilare della legge stessa e a cui ogni legge deve attenersi se vuole davvero esser tale: il diritto naturale. Ogni essere umano ha, in quanto tale, alcuni diritti fondamentali che le leggi devono rispettare e garantire. Quando questo non avviene si può resistere alle leggi, non perché queste consentano la resistenza, ma perché è giusto farlo. Se posta in questi termini la questione il contrasto fra Locke e Kant diventa subito assai meno radicale di quanto possa apparire a prima vista. Anche Kant infatti mette qualcosa sopra la legge: l'imperativo categorico a cui tutti gli esseri morali hanno il dovere incondizionato di obbedire.

Legge e giustizia

Non è il caso di approfondire qui il discorso sul giusnaturalismo di Locke e l'imperativo kantiano; su questo argomento sono scorsi i classici fiumi di inchiostro, affrontarlo con la dovuta profondità esula dagli scopi di questo modestissimo lavoro e travalica le forze di chi scrive.
Locke non era un pericoloso eversivo. Era una persona moderata, osservante delle leggi e non aveva la minima intenzione di incitare qualcuno alla rivolta. Il suo diritto alla resistenza pone però un problema enorme ed attuale: quello del
rapporto fra legge e giustizia.
Si deve obbedire alle leggi, in linea di massima questo è vero, ma... che fare quando le leggi a cui si deve obbedire sono palesemente ingiuste?
Anche le peggiori tirannidi totalitarie hanno un simulacro di leggi. E' vero che i tiranni sono i primi a violare le loro stesse leggi, ma queste comunque esistono perché conferiscono un minimo di legalità al potere arbitrario e, soprattutto, assicurano un certo ardine alle organizzazioni totalitarie.
Ci sono leggi, o loro simulacri, più o meno ovunque, ma sono, in quanto leggi, sempre e comunque
giuste? Difficile sostenerlo. In fondo anche le leggi di Norimberga erano leggi. Ed era legge il codice penale staliniano che Solgenicyn sottopone a minuziosa analisi in “arcipelago Gulag”. Quel codice fu la base su cui si edificarono crimini mostruosi.
E non solo legge e giustizia non coincidono, esiste anche il caso di leggi giuste, la cui applicazione, perfettamente regolare, ha portato a clamorose ingiustizie.
Socrate considerava giuste le leggi della cui violazione era accusato ed il processo a Socrate fu condotto in maniera del formalmente regolare. Ma la condanna di Socrate è una delle grandi ingiustizie della storia. Considerazioni analoghe possono farsi per Sacco e Vanzetti o per caso Dreyfus. Il militare francese non sognava neppure di negare il carattere criminale del tradimento ed il suo processo fu formalmente, solo formalmente, regolare, ma la sua condanna clamorosamente ingiusta. Venendo a tempi più recenti e a casi meno drammatici le inchieste a raffica che Silvio Berlusconi ha dovuto subire per oltre venti anni non erano illegali. Formalmente i PM che hanno letteralmente braccato il cavaliere non hanno commesso alcun reato. La loro azione tuttavia, formalmente legale, comunque mai sottoposta neppure ad indagine, è stata quanto di più ingiusto sia avvenuto nella storia italiana recente. Si potrebbe continuare molto, molto a lungo.
Legge e giustizia non coincidono, come non coincidono giustizia ed applicazione della legge, giustizia e sentenze, giustizia e regolarità formale di processi, inchieste, indagini.

Guerra civile?

A volte si deve resistere alle leggi, protestare contro sentenze, inchieste, indagini in cui, al di la della regolarità formale, si palesa una faziosità di fondo. Ma... cosa innesca una simile situazione? Inutile nascondersi dietro ad un dito. L'obbedienza alla legge è condizione primaria della coesione sociale. Se disobbedire alla legge diventa pratica di massa la coesione sociale si spezza ed un paese rischia di precipitare nella guerra civile.
Si, le cose stanno così. A volte disobbedire alle leggi è necessario, ma bisogna esser ben consapevoli di cosa si rischia in casi simili. Le guerre civili sono qualcosa di tragico ma a volte nella storia sono diventate tragicamente necessarie.
“l'esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire”.
Così recita la
dichiarazione e di indipendenza degli Stati Uniti d'America. I padri fondatori non cercarono qualche cavillo che potesse conferir loro la autorità legale di staccarsi dalla madre patria. Contrapposero il diritto naturale alla legalità, ed agirono di conseguenza.
In effetti gli Stati Uniti sono nati da una ribellione quanto meno simile ad una guerra civile ed hanno subito una guerra civile autentica, terribile, sanguinosissima. Era possibile evitarla? Forse, di certo è parte integrante della loro storia.

Possono esserci guerre civili nella storia di grandi paesi. Le responsabilità in questi casi sono in primo luogo di chi fa leggi ingiuste o si comporta ingiustamente. Il discorso sulle responsabilità però può avere una importanza secondaria, tutto sommato. Il vero punto importante è un altro. Le guerre civili sono una tragedia, quindi occorre porsi la domanda: è possibile evitarle anche quando si è costretti a resistere a leggi ingiuste, protestare contro indagini e sentenze inique, denunciare brogli elettorali clamorosi? La mia risposta è
SI. E' possibile evitarle e comunque occorre operare in questo senso.
Non è vero che di fronte ad una legge ingiusta, o a processi ed indagini farsa, o a brogli l'unica via percorribile sia quella della disobbedienza alla legge. Il lockiano diritto alla resistenza non porta necessariamente allo scontro frontale col potere. Fino a che in un paese sono garantite le fondamentali libertà democratiche e i basilari diritti umani su può lottare pacificamente, restando nella legalità contro leggi ingiuste. Questa è la fondamentale differenza fra l'occidente di oggi e paesi come l'URSS di Stalin o la Germania nazista.
Viene proposta una legge ingiusta? Si cerca di bloccarla in parlamento, la si denuncia alla pubblica opinione. Se passa si organizza un referendum abrogativo, si fa ricorso alla corte costituzionale, si scende pacificamente in piazza per protestare (scendere in piazza è
perfettamente legale). I mezzi ci sono, basta avere la volontà di cercarli ed usarli. Prima di alzare le braccia e porre tutti di fronte alla alternativa disastrosa: o accettare enormi, clamorose ingiustizie o iniziare a sparare, si ha il dovere morale, oltre e prima che politico, di lottare pacificamente restando nella legalità, Si può far ricorso a soluzioni diverse solo se ci si è letteralmente trascinati per i capelli da un potere tanto arrogante quanto stupido e sconsiderato. In questo caso sue e solo sue saranno le responsabilità del dramma.

Veniamo all'oggi

Non nascondiamoci dietro ad un dito. Tutti i discorsi fatti sinora rimandano alla drammatica situazione che gli USA stanno vivendo in questo periodo.
Trump si è messo fuori dalla legalità affermano in molti. Non ha accettato il risultato elettorale ed ha contestato i verdetti delle corti. Ha denunciato brogli che non esistevano ed eccitato gli animi. Lui è il responsabile di tutto.
La cosa che stupisce in molti discorsi è questa: si afferma che Trump ha perso le elezioni perché questo hanno detto le autorità dei vari stati. In realtà non tutte e autorità si sono dette d'accordo sulla sconfitta di Trump: i parlamenti dei sei stati contestati sono entrati in rotta di collisione coi rispettivi governatori e ben 20 stati hanno fatto ricorso alla corte suprema sulla questione della Pensilvanya. Questi però in fondo sono dettagli. Ad essere inaccettabile è la logica del ragionamento: Trump ha perso perché così hanno stabilito le autorità. Un po' come dire: “c'è rigore quando l'arbitro lo fischia”, oppure, per passare a cose meno frivole: il capitano Dreyfus era colpevole perché il tribunale militare lo ha ritenuto tale. La giustizia coincide a priori con la legge e la legge coi verdetti. Verità legale e verità di fatto vengono ad identificarsi.
Considerazioni simili possono farsi per i verdetti delle corti: i brogli non esistevano perché le corti si sono rifiutate di prendere in esame le prove che i legali di Trump avevano presentato. Lo stesso caso di prima: Dreyfus, e Socrate, e Sacco e Vanzetti e tantissimi altri erano colpevoli perché i tribunali li hanno ritenuti tali. Anzi, il caso di di Trump è ancora più clamoroso. Perché, ad esempio nel caso Dreyfus un tribunale ha almeno ascoltato dei testi, esaminato delle prove. Nel caso dei ricorsi di Trump
NO: sono stati in larga misura respinti per motivi procedurali. I giudici potevano respingerli, ovviamente, ma potevano anche non farlo ed esaminare lo sterminato materiale probatorio in mano ai legali di Trump. Hanno scelto di non farlo, di tirarsi indietro e lavarsene le mani, ma la loro scelta può essere criticata di fronte alla pubblica opinione.

Trump ha presentato ricorsi su ricorsi, tutti respinti. I parlamenti di vari stati hanno ascoltato dei testi ed esaminato alcune prove e, caso strano, questi parlamenti hanno contestato la scelta dei governatori, favorevole a Biden. Visto che la situazione non si sboccava Trump ha fatto appello alla pubblica opinione: ha denunciato quella che gli sembrava una ingiustizia enorme di cui erano vittima, prima di lui, i 75 milioni di americani che lo avevano votato. Infine è sceso in piazza. E' “sovversivo” tutto questo? Se lo fosse sarebbe stato sovversivo il “j'accuse” di Zola , sarebbero state sovversive la manifestazioni di piazza a favore di sacco e Vanzetti, sarebbero state sovversive le innumerevoli denunce di Berlusconi contro la magistratura politicizzata.
In realtà Trump non ha fatto altre che ricorrere a tutti i mezzi
pacifici e legali che in una democrazia un cittadino ha a disposizione per far fronte a quella che ritiene, ed i effetti E', una enorme ingiustizia. Ha cercato di sanare quella contraddizione fra legge e giustizia cui hanno dedicato grande attenzione fior di pensatori e che è presente nella stessa dichiarazione di indipendenza degli Stati uniti d'America.

Ora è in corso un tentativo chiaro, smaccato di
cancellare Trump, cancellare non (per ora) nel senso di incarcerarlo o eliminarlo fisicamente. Nel senso di ridurlo al totale silenzio, precludergli il diritto alla parola, imporgli, per farla breve, la morte civile. Stessa sorte deve toccare alla presidenza Trump. I quattro anni durante i quali Trump è stato presidente vanno cancellati dalla storia, Si è trattato di una infernale parentesi che va dimenticata, rimossa. La presidenza Trump non è, orwellianamente, mai esistita. E stessa sorte deve toccare infine a quella parte enorme della popolazione americana che in Trump ha creduto e crede, in misura più o meno ampia. Si tratta di una massa di zoticoni ignoranti. Sessisti, razzisti, fascisti da ridurre al silenzio e sacrificare alle esigenze della mondializzazione. Se ci stanno con le buone bene, altrimenti li si ridurrà alla ragione con altri mezzi. Non ci vuole molto per capire che un simile atteggiamento porta, questo si, alla guerra civile. Perché si potranno giudicare come si vuole Trump ed il trumpismo ma una cosa è certa: questo è molto diffuso nella società americana e non solo, comprende strati sociali vasti ed importanti, esprime interessi, idee, valori, aspirazioni di moltissima gente. Pensare che questi possano essere calpestati senza che vi sia una reazione molto forte è pura follia. E porta a situazioni tragiche.
Chi oggi è sostanzialmente fuori dalla legalità sono le Nancy Pelosi e gli Zuckerberg. Quando la speaker della camera dei rappresentanti chiede l'impeachement per Trump ad 11 giorni dalla scadenza del mandato perché, afferma, in questi 11 giorni Trump potrebbe scatenare una guerra nucleare si è del tutto fuori da ogni normalità istituzionale. L'odio politicamente corretto diventa pura follia.
La situazione è grave e potrebbe degenerare. Spero che questo non succeda e che vengano ripristinate al più presto le condizioni di una lotta politica civile. Negli stati Uniti ma non solo. Se no gli esiti della crisi in cui l'occidente versa potrebbero davvero essere disastrosi.

1 commento:

  1. A mio sommesso avviso, quando il legislatore, o il giudice, viola il diritto naturale, egli commette un doppio delitto: aver creato un'ingiustizia e, in secondo luogo, essere stato indirettamente causa dell'impossibilità di obbedire alle leggi, con i disordini sociali che ne derivano.

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