Essere dati
Ognuno di
noi è un essere dato. Non ci creiamo da soli, ci troviamo nel mondo,
possiamo solo constatare la nostra esistenza. Ed
è dato il mondo che ci circonda, il
luogo in cui siamo nati, le
relazioni sociali in cui erano inseriti i nostri genitori, l’epoca
storica in cui loro sono vissuti ed in cui noi viviamo.
Possiamo
farci tante domande, dimostrare o cercare di dimostrare tante cose,
porci tanti “perché” e dare risposta ad alcuni, ma alla fine
siamo costretti a dire: le cose stanno così e così, basta. Oltre
non si può andare. Come diceva Wittgenstein qui la zappa si piega.
E
tutto questo non vale solo a livello teorico, riguarda l’agire
oltre che il pensare. Possiamo modificare molte cose nel mondo ed
anche di noi stessi, ma
sempre a partire dal dato, da qualcosa che non è possibile
modificare. Il dato limita e circoscrive le possibilità umane,
accettarlo significa riconoscere la nostra ineliminabile finitezza,
la cosa può non piacere, non cambia nulla.
Siamo dati, non
possiamo auto crearci. L’idea di un ente che crea se stesso non
solo è priva di
qualsiasi possibilità di
applicazione empirica, ma
appare irta di insuperabili
contraddizioni.
Il concetto di un ente causa di se stesso, è
intimamente contraddittorio: per poter essere causa di se stesso un
ente dove già esistere, ma la sua esistenza dipende dalla capacità
di autocrearsi. Si tratta
di una difficoltà logica, non necessariamente legata alla
successione temporale: il concetto di esistenza rimanda a quello di
causa e questo rimanda a quello. Non a caso di un solo ente si dice
che è “causa sui”: Dio, ma è proprio questa caratteristica
della divinità a risultare
incomprensibile per l’umana
ragione. Si può credere per fede, non comprendere razionalmente che
Dio sia “causa sui”. In ogni caso una simile caratteristica
riguarda solo Dio.
L’uomo di certo non si crea da solo, è, inesorabilmente,
un essere dato.
La
rivolta contro la umana datità è caratteristica di una parte
importante della cultura contemporanea. Accettare il dato è qualcosa
di limitante, ci ricorda la nostra finitezza ed accidentalità. Non
possiamo fare né spiegare tutto, in una certa misura dobbiamo
accettarci ed accettare il mondo in cui siamo inseriti. Questo appare
a molti intollerabile, da qui le filosofie che
pretendono di rifondare
integralmente l’uomo ed il mondo. Ed i loro deliri di onnipotenza.
L’uomo può trasfigurare se stesso, la società ed il mondo, creare
l’assolutamente nuovo. E se questa ansia di assolutamente nuovo si
scontra col dato… al diavolo il dato. Siamo o possiamo diventare
onnipotenti quindi possiamo arrivare a prescindere dal dato, e
diventare simili a Dio, o forse anche più che
simili.
Fantasticherie? Vagheggiamenti utopici? Si, ma
vagheggiamenti e fantasticherie che hanno avuto, ed ancora possono
avere, conseguenze disastrose.
Sesso e
datità
Poche cose sono
tanto intimamente legate al nostro essere dati come il sesso. A parte
casi rarissimi chi nasce, nasce maschio o femmina. Un neonato può
essere nero o bianco, più o
meno pesante della media ma
di certo
sarà maschio o femmina. Certo, crescendo potrà sviluppare tendenze
omosessuali, potrà anche provar disagio per il suo sesso, ma lo farà
sempre, in ogni caso, a partire dal dato originario del suo essere
maschio o femmina. La sessualità è un dato originario, non ce la
assegniamo,
è parte essenziale del nostro essere dati.
Naturalmente
è possibile che un essere
umano si senta attratto da persone del suo stesso sesso, non trovo in
questo nulla di scandaloso. E’ anche possibile che si trovi male
nel suo sesso, desideri di essere di sesso diverso, anche in questo
non c’è nulla di scandaloso. Tutto
questo però nasce sulla base del dato originario della sessualità
maschile o femminile. Provare pulsioni omosessuali o desiderare di
essere di sesso diverso non elimina il dato originale della
sessualità maschile o femminile, si
limita ad introdurre
in questa delle eccezioni, eccezioni, non perversioni,
che riguardano una parte abbastanza minoritaria del genere umano. La
presenza di simili eccezioni non toglie nulla alla rilevanza
ontologica del dato sessuale originario. La sessualità resta
maschile o femminile anche se alcuni possono provare attrazione per
persone del loro stesso sesso, ed altri possono trovarsi male nel
loro sesso naturale. A
ben vedere le cose, un omosessuale ed un trans restano per intero
all’interno della sessualità intesa come dato originario:
l’omosessuale è un maschio, o una femmina, che prova attrazione
per altri maschi, o femmine. Il trans è una femmina che vorrebbe
essere maschio
o viceversa. Tutti restano dentro il binomio maschile - femminile.
Non possono prescinderne.
Nessun gay e nessun trans chiede di potersi riprodurre per
partenogenesi, e non a caso.
Quali che possano essere i desideri e le pulsioni
individuali, il sesso resta
dato originario, naturale,
legato alla riproduzione della specie, carico quindi di enormi
conseguenze sociali. Ora, la filosofia gender contesta appunto
questo carattere del sesso. Ne
nega la naturalità,
la rilevanza ontologica, il legame con la riproduzione della specie
quindi il
peso sociale.
Il sesso non è per i teorici gender un fondamentale dato originario,
è, in prima battuta, un costrutto socio culturale e poi neppure più
questo, si riduce a
scelta inessenziale. Il dato
originario
scompare resta
il sentire del momento, il
fluire dei desideri. Si
allenta fin quasi a scomparire il legame fra sesso e personalità,
caratteristiche fisiche e psicologiche di ognuno di noi.
Del
legame fra sesso e riproduzione della specie resta solo il
fatto tecnico che impedisce ai maschi di partorire, cosa comunque
cui si può ovviare con la pratica dell’utero in affitto. La
famiglia composta da un uomo, una donna ed eventualmente un certo
numero di figli cessa di essere il nucleo fondamentale della società,
sostenerlo significa essere sessisti ed omofobi. Qualsiasi altra
forma di unione fra esseri umani viene equiparata alla famiglia.
Padre e madre
non hanno
rilevanza alcuna nello sviluppo dei bambini, vengono
sostituiti da genitore uno e due.
Tutto questo non ha assolutamente nulla a
che vedere col diritto di
omosessuali e trans di soddisfare le proprie pulsioni; non
siamo di fronte alla tutela di importanti diritti individuali, ma
ad un attacco frontale alla struttura sociale nel suo complesso, di
più, ad alcuni capisaldi su
cui da tempo immemorabile si
basano i rapporti fra gli
esseri umani.
Nulla di cui stupirsi. Come tutti gli ultra
radicali i teorici del gender non si accontentato di tutelare diritti
ed apportare modifiche anche profonde alla organizzazione sociale.
No, vogliono rovesciare come un calzino l’uomo e la società,
introdurre trasformazioni che segnino una frattura assoluta,
definitiva col passato. Il genere prende il posto del sesso, la
fluidità desiderante soppianta il sesso come dato originario. La
novità è assoluta, totale, irreversibile.
Natura
Il
rifiuto del sesso come dato originario ne
prende di mira soprattutto la naturalità. Chi considera il sesso un
costrutto socio culturale sostituisce al sesso come dato naturale le
idee, i comportamenti, i pregiudizi legati al sesso. Chi riduce il
sesso a scelta ritiene che il dato sessuale naturale non esista, o
non abbia rilevanza, o sia manipolabile a nostro piacere, sempre,
senza conseguenza alcuna. Il sesso come argilla, materiale facilmente
modellabile, giocattolo pronto a seguire il fluire dei nostri
desideri.
Ma la natura
è davvero qualcosa di tanto debole? Le si può togliere qualsiasi
“durezza” ontologica? La si può ridurre a una sorta di
plastilina che possiamo plasmare a nostro piacimento? Basta fare la
domanda per avere la risposta, e la risposta è NO!
L’uomo
è parte, piccola, piccolissima parte, della natura, risultato di un
processo di selezione naturale durato milioni di anni. Trasformarlo
in signore della natura è, da questo punto di vista, una pura e
semplice idiozia. L’uomo è
tuttavia un animale molto particolare: non si adatta a vivere in
qualche ecosistema, modifica a suoi fini l’ambiente circostante.
Anche altri animali, addirittura degli insetti lo fanno: basti
pensare ai castori od alle formiche. Nell’uomo però la capacità
di modificare l’ambiente circostante è progressiva. L’uomo
impara dall’esperienza; formicai e dighe dei castori sono oggi le
stesse di secoli e secoli fa, non altrettanto si
può dire delle costruzioni umane. In questo senso l’uomo è
davvero unico, ha con la natura un rapporto del tutto speciale, e
nulla è tanto stupido quanto pretendere di ridurlo a mera componente
subordinata di qualche ecosistema.
L’uomo
modifica l’ambiente quindi, e modificando l’ambiente modifica in
una certa misura se stesso. Malgrado le lamentele dei mistici
dell’ecologia lo sviluppo economico ha reso l’uomo più sano, ne
ha allungato la vita, aumentato la cultura, ampliato i punti di
vista, tutto questo è innegabile, ed in larga misura positivo. Ma
come è avvenuto e come avviene questo processo? Quali sono le sue
modalità? Questo è il punto decisivo.
Modificando
l’ambiente circostante l’uomo non impone alla natura alcuna nuova
legge, al contrario, può modificare l’ambiente solo adattando la
sua azione alle leggi naturali;
come diceva Bacone, l’uomo
può diventare il signore della natura solo sottomettendosi alle sue
leggi.
Le case di montagna hanno i tetti molto inclinati per
far si che la neve non si accumuli troppo rischiando di sfondarli.
Gli aerei volano per la pressione dell’aria sotto le ali, le navi
galleggiano grazie al principio di Archimede. Gli uomini non
combattono gli effetti negativi delle nevicate creando un clima a
loro immagine, né cercano di volare o di
varcare i mari modificandosi geneticamente e dotandosi,
alternativamente, di ali o
branchie. Simili azioni
sarebbero solo follia nichilista. Le
leggi naturali sono un dato immodificabile, da questo deve partire
ogni azione tendente a rendere l’ambiente migliore per
l’uomo.
Considerazioni
simili si possono fare per il sesso. Il sesso è un dato naturale
originario, legato a quel fatto di enorme rilevanza sociale che è la
riproduzione della specie. Ultimamente gli esseri umani hanno fatto
grandi passi avanti nel controllo della sessualità. Un tempo le
donne passavano gli anni migliori della loro vita partorendo in
continuazione, e le morti per parto erano una tragica eventualità
che mieteva moltissime vite nel sesso femminile. Oggi tutto questo
è in larga misura scomparso, almeno nei paesi economicamente
sviluppati. Le morti per
parto si sono ridotte al minimo,
le stesse doglie del parto possono
essere ridotte, se il parto
è particolarmente complicato si può ricorrere al cesareo. Gli
strumenti anticonzezionali hanno liberato la donna dalla schiavitù
delle gravidanze non desiderate, numerose misure legislative hanno
abbattuto gli ostacoli che la maternità frapponeva al pieno
ingresso, a tutti i livelli, della donna nel mercato del lavoro,
anche se in questo campo molto resta ancora da fare. Tutto questo ha
permesso agli esseri umani, alle
donne soprattutto, di
controllare gli effetti non desiderati della sessualità, ma non ha
minimamente alterato il carattere naturale della stessa. La
forza di gravità è oggi la stessa di mille anni fa, anche se oggi,
a differenza di mille anni fa, gli aerei volano. Allo stesso modo, il
sesso è oggi lo stesso di mille anni fa, anche se oggi, a differenza
di mille anni fa, le donne non sono più, almeno
nei paesi culturalmente più sviluppati,
una sorta di macchine per la riproduzione e
schiave domestiche.
I
teorici del gender mirano invece proprio a questo: a sovvertire le
leggi naturali legate alla riproduzione della specie. Ovviamente non
possono riuscire nel loro intento: le leggi naturali hanno la pessima
abitudine di non farsi modificare a piacere dai moderni stregoni del
politicamente corretto. In fondo pratiche oggi di moda come l’utero
in affitto non fanno altro che copiare in laboratorio, in maniera
faticosa e, a volte, pericolosa, ciò che in natura avviene
spontaneamente e, particolare non secondario, in modo piuttosto
piacevole. Ma è comunque questo il loro fine. Il fatto che si tratti
di un fine irraggiungibile, mai apertamente dichiarato, non implica
che non venga perseguito, o che non sia il tendere
ad esso il senso di tante
disquisizioni sofistiche.
Se
il sesso non è un dato naturale originario, se il suo legame con la
riproduzione della specie viene negato, se, ai fini della
riproduzione, il sesso omosessuale è posto sullo stesso piano di
quello etero sessuale, se la famiglia detta “tradizionale” viene
equiparata a qualsiasi unione fra esseri umani, soprattutto, se il
sesso viene ridotto a costrutto
culturale prima e poi a scelta legata al “sentire”, se tutto
questo avviene è il legame stesso fra sesso e legge di natura a
venir messo radicalmente in discussione. La riproduzione della specie
legata a rapporti sessuali fra uomo e donna cessa di essere la
regola, basata su solide basi
naturali, diventa
uno dei tanti modi di riproduzione. Da qui la svalutazione della
famiglia, la contestazione dei concetti stessi di paternità e
maternità e
dell’importanza delle figure maschili
e femminili.
Queste
figure, a rigore, smettono
di esistere perché l’essere
maschio o femmina non ha più spessore ontologico. Si tratta di una
scelta fra tante, un momento del fluire sessuale. La difesa dei
diritti di gay e trans non è
più in questo modo la
sacrosanta
tutela di persone che hanno una forma diversa di sessualità. Questo
perché a rigore non esistono forme diverse di sessualità.
L’eterosessualità non è più la regola ma non per questo le
eccezioni omo e transessuali diventano regola a loro volta. Tutto
diventa eccezione perché non
esiste più una
sessualità chiaramente definita. Il sesso come fatto naturale e
sociale scompare, restano le scelte erotiche legate al sesso
giocattolo.
Scelte e valori
Tutto
ciò di cui si è finora parlato ha una inevitabile, tragica
conclusione. La
riproduzione della specie viene
ad identificarsi col processo di produzione
degli esseri umani. Ogni coppia, trans, omo od etero che sia può
avere il “suo” bambino. Domani potrebbero avanzare pretese simili
gruppi più, o meno,
vasti di persone. Perché mai infatti dare tanta importanza al DUE,
alla COPPIA? Perché
una famiglia composta da tre uomini o tre donne, o da due donne e tre
uomini non dovrebbe avanzare pari pretese? E perché non dovrebbe
avanzarle una famiglia “monogenitoriale”, composta da una sola
persona? In fondo nel mondo esistono milioni e milioni di single e la
poligamia è assai più diffusa dell’omosessualità, perché allora
privilegiare la coppia? Proprio
non lo si capisce...
Non
c’è in tutto questo nulla di esagerato, nessuna visione
apocalittica del futuro. In fondo negli USA esiste già di fatto un
mercato dei bambini. Persone particolarmente danarose scelgono,
grazie all’utero in
affitto, il bambino che più
loro aggrada: deve avere la pelle di un certo colore, essere alto,
intelligente… e c’è chi protesta non perché nauseato da simili
pratiche, ma perché queste privilegiano i bambini bianchi! Va bene
“costruire” il
pargolo, ma che non sia sempre bianco, se no è “razzismo”!
Incommentabile.
Voglio fare
l’avvocato del diavolo. Perché rifiutare simili pratiche? Potrebbe
chiedere qualcuno. In fondo siamo tutti esseri dati, non ci facciamo
da soli. Perché dovrei accettare la mia datità se questa deriva
dall’incontro casuale di un ovulo e di uno spermatozoo e non dallo
stesso incontro deciso da un altro essere umano?
Domanda a cui è
facilissimo rispondere. Rivendico per ogni essere umano il
diritto alla propria datità naturale.
Voglio essere stato la risultante di un incontro causale fra un ovulo
ed uno spermatozoo, non il
risultato di una scelta compiuta da altri essere umani.
Nego
a chiunque
il diritto di costruirne una
persona, di decidere quali
siano le sue caratteristiche. Potevo non nascere, sono nato con le
mie caratteristiche fisiche e psicologiche al posto di tanti altri
possibili esseri umani, forse migliori di me, ma mi ripugna pensare
che siano stati Tizio e Caia a decidere chi io sono. Altro
non si può aggiungere, ma mi sembra che basti.
Le
persone non sono cose. Si possono costruire le cose, non le persone.
Le persone si riproducono, le cose si producono. Sono concetti
semplici, quasi elementari, non dovrebbe essere neppur necessario
ribadirli. Eppure oggi è necessario farlo e questo dimostra la
profondità della crisi culturale ed etica in cui ci dibattiamo. Come
abbiamo potuto arrivare a questo punto? La risposta ad una simile
domanda sarebbe davvero troppo lunga. Hanno contribuito il
prometeismo rivoluzionario, l’idea assurda che sia possibile il
rovesciamento assoluto del mondo e dell’uomo ed
Il connesso rifiuto
nichilista di ogni tradizione, la rivolta iconoclasta contro la
storia. Approfondire solo alcuni di questi temi ci porterebbe davvero
troppo lontano.
E’ certo però che ultimamente si è fatta
sempre più strada in occidente una idea che di certo ha contribuito
alla deriva attuale. Si tratta dell’idea secondo cui la scelta
libera degli individui avviene o dovrebbe avvenire in una sorta di
vuoto etico ed ontologico,
al di fuori, o al di là di ogni scala di valori. La
scelta è tutto, non deve misurarsi con oggettività alcuna, di tipo
etico, sociale o naturale che sia. Esser liberi vorrebbe dire
svolazzare nel vuoto,
privi di qualsiasi obbligo.
Si tratta di una concezione
ridicola della libertà, lontana anni luce dal pensiero dei maestri
del liberalismo. Per questi la libera scelta degli individui si
colloca sempre all’interno di un sistema di valori, i diritti sono
sempre accompagnati dai doveri, la
scelta è sempre connessa
con la responsabilità. La
libertà priva di vincoli, la pretesa che la libera scelta possa
eliminare ogni oggettività non è la libertà liberale, non ha nulla
a che vedere con il liberalismo di un
Kant, di un Locke o di un Berlin. E’
l’arbitrio dei vari Hitler, Stalin e Pol Pot. La
libertà non contrasta con la verità,
non
a caso Orwell
fa dire al protagonista di “1984”:
“la libertà prima è poter dire che due più due fa quattro”.
E
Dostoevskij ci ricorda che
il “tutto va bene” non è libertà, è nichilismo, quel
nichilismo che parte dalla assoluta libertà per arrivare
al dispotismo assoluto
Quel
nichilismo politicamente corretto che
è oggi il cancro dell’occidente.
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