mercoledì 19 giugno 2013

L'ULTIMA FOLLIA

 

Sinceramente pensavo, quanto meno, avevo buone speranze, che la consulta avrebbe dato ragione, in qualche modo, ai difensori di Berlusconi. Non perché fossi convinto che i giudici costituzionali avrebbero esaminato con serena obbiettività i fatti e, tenuto conto della normativa e della giurisprudenza, avrebbero preso una decisione giuridicamente ineccepibile. Chi è ancora convinto che 20 anni di inchieste, 33 processi, centinaia di migliaia di intercettazioni, abbiano alle spalle una imparziale, serena aspirazione alla giustizia è sciocco o in malafede. Solo, pensavo che i giudici avrebbero fatto una valutazione politica intelligente. Il quadro è mutato, c'è un governo di larghe intese che forse è in grado di fare qualcosa di buono per il paese, nulla sarebbe più deleterio per l'economia che
il riacutizzarsi di uno scontro frontale, senza esclusione di colpi fra centrodestra e centrosinistra. In una situazione simile smorzare i toni, mettere da parte le polemiche faziose, sarebbe nell'interesse di tutti, comprese le massime istituzioni del paese. Per questo speravo, e pensavo, che forse la Consulta avrebbe messo fine ad un processo farsa che, se si concludesse con la condanna definitiva di Berlusconi, porterebbe il paese in una situazione di scontro drammatico.
Sbagliavo. Esiste in Italia il partito della guerra civile. Il partito che non vuole nessuna riforma istituzionale seria, il partito di chi pensa si possa uscire dalla crisi economia spremendo ancora di più i contribuenti, che considera la lotta all'evasione un po' come Lenin considerava a suo tempo la lotta contro i “kulaki”: uno scontro a morte, letteralmente. Soprattutto esiste il partito di chi non vuole che si riduca di un grammo il peso politico della magistratura. La democrazia italiana è e deve continuare ad essere una democrazia sotto la tutela di giudici e PM. L'Italia deve restare un paese in cui l'ultimo dei PM può fare intercettare chiunque, o un qualsiasi giudice può decidere
la data delle riunioni del consiglio dei ministri. Simili concezioni non sono solo degli Ingroia e dei Travaglio, delle Rosi Bindi e dei Flores D'Arcais, purtroppo, arrivano fino alla Consulta, che del resto, più di una volta ha emesso in passato sentenze che di fatto erano, e sono, politiche.

Che succederà ora? Se si arrivasse all'arresto di Berlusconi le conseguenze sarebbero devastanti. Gli ipocriti possono dire ciò che vogliono ma è ovvio che nessun può pensare che un partito che raccoglie, o può raccogliere,
i consensi di quasi un terzo dei cittadini  possa restare inerte mentre una magistratura super politicizzata mette in galera il suo leader. Coloro che, come Epifani, continuano a ripetere che “le sentenze non si devono commentare” provino a farsi questa domandina: cosa sarebbe successo in altri tempi se Togliatti o Berlinguer fossero stati imprigionati, dopo che un tribunale li avesse condannati per aver ricevuto fior di finanziamenti da parte di una stato, l'URSS, che era nostro nemico? O  se un solerte PM avesse cominciato ad indagare Togliatti per spionaggio, sempre a favore dell'URSS? Avremmo o non avremmo avuto le piazze piene di “sinceri democratici” in lotta contro una “provocazione fascista”?
Il Pdl non può accettare di vedersi distruggere da un manipolo di magistrati.
Lo stesso governo delle larghe intese cambierebbe natura se il Pdl fosse decapitato dalla magistratura, cesserebbe di essere un governo di tregua, diventerebbe una trappola per il centro destra e in poco tempo sarebbe, con tutta probabilità, sostituito da un esecutivo di ben diverso colore.
C'è solo da sperare che in estremis il buon senso prevalga, che la palla passi a qualche magistrat
o capace di fare seriamente proprio lavoro, ce ne sono molti in Italia, per fortuna. Ma non c'è da essere troppo ottimisti. In un paese come il nostro, dominato dalla faziosità ideologica, tutto, ma proprio tutto, è possibile.

2 commenti:

  1. Che la nostra democrazia sia da riformare è pacifico. Osservo, però, che si continua a non affrontare i nodi e si superano allegramente i problemi con decisioni e strutture che sono il contrario della democrazia. L'attuale inquilino del colle, lo stesso berlusconi e altri lo fanno. E invece dovrebbe essere lapalissiano che la democrazia si migliora con l'esercizio e non con gli espedienti del tipo: tecnici, larghe intese, rigoletti, ecc..

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  2. Il problema di fondo è, a mio parere, quello della struttura istituzionale del paese. E' chiaro che la costituzione del '48 è del tutto inadeguata ai tempi presenti. Andrebbe radicalmente riformata ma... è una parola!

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