sabato 16 novembre 2013

PERCHE' SBAGLIA ALFANO




Non mi interessa stabilire se gli scissionisti del Pdl siano persone per bene o volgari arrivisti, “traditori” o uomini animati dalle migliori intenzioni. Non mi piace la politica urlata, quindi se qualcuno afferma di aver agito in base a certe motivazioni io preferisco credergli, ed analizzare queste motivazioni, vedere se siano o meno fondate, e che rapporto esista, se esiste, fra motivazioni ed atti concreti.
Alfano afferma che mettere in crisi il governo sarebbe un atto di grave irresponsabilità nei confronti del paese. Afferma anche che Berlusconi ha subito una grave ingiustizia ma che sarebbe sbagliato, e irresponsabile, legare le vicende relative alla sua decadenza a quelle del governo. Bene, vediamo di approfondire, per punti.

DECADENZA DI BERLUSCONI.
Ha un senso politico collaborare con chi, detto fuori dai denti, vuole il tuo leader, ed il fondatore del movimento cui cui militi, in galera? Si, in galera perché di questo si tratta: prima passa la decadenza, poi il cavaliere può, o subire un processo di “rieducazione” di sapore maoista, o accomodarsi in carcere. Per quanto tempo? Non si sa, visto che sulla sua testa pendono altri processi, ne ha accumulato una cinquantina da quando è in politica, più lui di Al Capone, Vito Genovese, Lucky Luciano, Totò Riina , Graziano Mesina e Salvatore Giuliano messi insieme.
Si potrebbe obbiettare che i processi al cavaliere riguardano la magistratura, non il governo, e che sarebbe sbagliato legare la vita dell'esecutivo alle decisioni dei magistrati. Però, le cose sono un po' diverse. La decadenza di Berlusconi non riguarda i magistrati: sono i senatori che dovranno decidere se applicare a Berlusconi la legge Severino e in questo, una volta tanto, i magistrati non c'entrano per niente. Il PD vuole che la “Severino” venga applicata retroattivamente al cavaliere, e per non andare incontro a brutte sorprese, ha addirittura modificato i regolamenti parlamentari introducendo, per la prima volta, il voto palese su una questione che riguarda il destino di una persona. Uno strappo senza precedenti, uno strappo politico, motivato dal persistere nel PD di una fortissima mentalità forcaiola. Queste cose Alfano non può ignorarle.

LA GIUSTIZIA.
Berlusconi ha subito una grave ingiustizia, afferma Alfano. Sono d'accordo, ma penso sia ora di dire chiaramente che il problema non è, o non è solo, Berlusconi. Il problema è lo stato della giustizia in Italia. Anche se Berlusconi non avesse subito nessuna ingiustizia, anche se la sentenza che lo ha condannato fosse del tutto giusta, la giustizia in Italia resterebbe sempre una gravissima emergenza democratica.
Per essere molto chiari, una sentenza come quella che ha tolto il figlio a due genitori considerati “troppo vecchi” è ancora più ingiusta di quella che ha condannato Berlusconi. Ed altrettanto ingiuste sono la condanna subita da Del Turco e quella che ha colpito i tecnici della protezione civile “rei” di non aver previsto un terremoto. Queste ultime sono sentenze non definitive, forse Del Turco e i tecnici verranno assolti nei successivi gradi di giudizio, si potrebbe dire. E allora? Non è comunque un calvario restare per anni, moltissimi anni, nella condizione di imputato o di indagato? E, quanto costa stare in una simile posizione? Non tutti hanno i soldi di Berlusconi; affrontare le spese relative a processi che si protraggono per una decina d'anni può distruggere finanziariamente un essere umano, per non parlare della sua vita privata, dei suoi affetti, delle sue prospettive lavorative.
In Italia la magistratura tiene sotto controllo la politica da circa venti anni; è un corpo autoreferenziale; caso unico in tutto l'occidente, in Italia i magistrati sono controllati da altri magistrati da loro stessi eletti, per non parlare di tante altre cose: irresponsabilità civile, mancata divisione delle carriere, automatismo delle stesse. Tutti questi sono o non sono
problemi politici, che un governo “di emergenza” ha il dovere di affrontare? Sono o non sono problemi che interessano anche la nostra disastrata economia? Qualcuno pensa davvero che un investitore estero rischierebbe qualcosa in Italia sapendo che il primo magistrato può, dall'oggi al domani, chiudere la sua azienda, bloccare la produzione, impedire la vendita delle merci già prodotte? Non scherziamo...

L'ECONOMIA
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Siamo nel bel mezzo di una crisi drammatica. La ripresa viene rimandata da un anno all'altro e, quando un po' di ripresa arriverà (deve arrivare, se non altro prima o poi le aziende dovranno ricostituire un po' di scorte) è molto dubbio che possa assorbire una decente quantità di disoccupati e dare un po' di sollievo a famiglie ed imprese. Le “ripresine" servono a poco o a nulla: serve una decisa inversione di rotta. E per invertire la rotta non servono i pannicelli caldi, le piccole astuzie, come eliminare una tassa per metterne un'altra, o l'assunzione di qualche precario. Occorre una riduzione drastica della pressione fiscale, una consistente riduzione dell'area della economia assistita, soprattutto, occorre dire di no ai ricatti continui che ci vengono dalla cosidetta “Europa”. All'”Europa” interessa una sola cosa: il “tre per cento”. Se per raggiungerlo l'economia muore la cosa non guasta minimamente i sonni degli euroburocrati. Guasta i nostri, però. Alfano dovrebbe tenerne conto.


I MIGRANTI
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L'immigrazione clandestina è una emergenza prioritaria del paese. Il governo Letta ha fatto una scelta molto chiara in proposito: porte aperte. In nome della “solidarietà” tutti, ma proprio tutti, possono entrare. E' una scelta disastrosa da tutti i punti di vista: economico, sociale, culturale, della sicurezza. Di nuovo, Alfano non può ignorare questa situazione. Personalmente ho considerato “perso” Alfano quando in TV lo ho sentito parlare di “migranti”.

Il governo Letta non è più, se lo è mai stato, un governo di “larghe intese”. Non è un governo di vera pacificazione nazionale, visto che il PD è sempre il partito forcaiolo che conosciamo, e come tale agisce. Non vara provvedimenti, limitati e parziali fin che si vuole, ma che abbiano una qualche presa sulla crisi, si limita a traccheggiare. Le uniche materie in cui il governo appare deciso, determinato sono quelle legate alla sua cultura politicamente corretta: apertura ai “migranti”, leggi sul “femminicidio” e l'“omofobia”. Rompere il Pdl per mantenere comunque in piedi un simile governo è un errore gravissimo, se solo di errore si tratta.

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