A volte le parole hanno un senso.
Una legge elettorale maggioritaria mira ad una cosa, molto precisa: dalle elezioni deve emergere UNA MAGGIORANZA. In ogni collegio chi vince “prende tutto”. Poi si fa la somma dei vincitori e si stabilisce chi ha la maggioranza. Se per caso i due partiti (col maggioritario è quasi impossibile che a concorrere con possibilità di successo siano più di due) sono alla pari, o si fa una “grande coalizione”, o si torna a votare, senza giochini vari, senza governi tecnici o del presidente, o balneari o di scopo. Punto e basta.
Una legge elettorale proporzionale invece mira ad ad assicurare ad ogni forza politica una RAPPRESENTANZA PARLAMENTARE proporzionale ai voti ottenuti. Dalle elezioni non emerge una maggioranza, essa si forma successivamente alle elezioni, in seguito alle trattative fra i partiti condotte sotto la regia del capo dello stato. I partiti ovviamente prospettano agli elettori i loro programmi e le loro alleanze, ma questo non è in nessun modo vincolante per il dopo elezioni.
La nostra costituzione è interamente e coerentemente disegnata sul proporzionale. Le funzioni attribuite al capo dello stato, ad esempio, le procedure per affrontare le crisi di governo, le consultazioni con le varie forze politiche, i mandati, più o meno “esplorativi” sono in perfetta sintonia con la filosofia del proporzionale.
Non mi interessa qui cercare di stabilire quale tipo di filosofia politica sia la migliore, ma solo di sottolinearne la radicale diversità. In un paese in cui vige il proporzionale non ha senso fare le primarie, decidere chi è il candidato premier e cose simili. Allo stesso modo in un paese in cui vige il maggioritario sono insensate le “consultazioni” del capo dello stato i “mandati esplorativi”, i "governi del presidente" et similia.
In Italia invece siamo riusciti a tirare aventi per 20 anni in un a situazione del tutto paradossale. La struttura istituzionale è restata legata al proporzionale anche in presenza di leggi elettorali maggioritarie. Soprattutto abbiamo avuto, ed abbiamo, un capo dello stato che dispone di amplissimi poteri ”arbitrali” del tutto incompatibili con la filosofia del maggioritario. Un uomo formalmente “al di sopra delle parti” ma in grado di giocare un ruolo politico di primo piano, senza disporre di alcun mandato popolare. Val la pena di sottolineare che il potere quasi assoluto che ha il capo dello stato in materia di convocazione delle elezioni è del tutto in contrasto con la filosofia del maggioritario. Dove vige il maggioritario se una maggioranza va in crisi si torna al voto, senza tante storie.
Ieri la consulta ha dichiarato incostituzionale il “porcellum”. Se vogliamo essere seri dobbiamo dire che ogni legge elettorale maggioritaria è, nella sostanza, profondamente incostituzionale. Quando, una ventina di anni fa, si è scelto il maggioritario si sarebbe dovuto subito provvedere a riformare, ed in profondità, la costituzione. Non lo si è fatto ma si è continuato a sparar palle sulla “costituzione più bella del mondo”. Ora se ne pagano le conseguenze.
Molti urlano a gran voce che dopo la sentenza della consulta il parlamento è fuorilegge e che parimenti fuorilegge sono tutte le delibere e le leggi emanate dal governo Letta. Si tratta, giuridicamente parlando, di una forzatura. Sono sette anni che il “porcellum” è in vigore. Se davvero la sua dichiarata incostituzionalità rendesse nulle tutte le leggi emanate dai parlamenti eletti col porcellum ci troveremmo di fronte ad un vuoto legislativo pauroso. In realtà nessuna legge è retroattiva, tranne, pare, la “Severino”, specie se applicata a Silvio Berlusconi. Le sentenze della consulta portano al decadimento di una legge, non di tutto ciò che in precedenza quella legge ha reso possibile.
Resta però il fatto che non si vede come sia possibile continuare a governare forti di una maggioranza frutto di una norma dichiarata incostituzionale. Soprattutto, non si vede come possa far finta di niente il PD che ha sempre fatto della consulta e delle sue decisioni una sorta di tabù intoccabile, qualcosa che non si può criticare, mai, in nessun caso. La maggioranza bulgara di cui in PD dispone alla camera è un regalo del “porcellum”, un regalo incostituzionale. Renzi può mostrare i muscoli finché vuole ricordando a tutti che il PD dispone di 300 deputati: sono deputati taroccati, lo ha detto la consulta al cui cospetto ogni membro del PD è da oltre venti anni abituato a genuflettersi. Di fatto le elezioni sono più vicine, e la cosa non è negativa, a mio parere.
Un'ultima considerazione. Ancora una volta la magistratura ha assunto un ruolo politico di primo piano. Non so quali siano i fini politici dei giudici costituzionali, personalmente non credo che agiscano mossi solo da asettiche finalità giuridiche. Forse pensano che una nuova legge elettorale sia la priorità assoluta, forse intendono spingere nel senso di un ripristino del proporzionale, timorosi che, andando avanti col maggioritario, a qualcuno venga in mente di riformare seriamente una costituzione che fa acqua da tutte le parti, magari di ridiscutere lo stesso ruolo della consulta. Sta di fatto che le scelte politiche vere si fanno ormai, tutte, fuori dal parlamento. E' un segno dei tempi.
Una legge elettorale maggioritaria mira ad una cosa, molto precisa: dalle elezioni deve emergere UNA MAGGIORANZA. In ogni collegio chi vince “prende tutto”. Poi si fa la somma dei vincitori e si stabilisce chi ha la maggioranza. Se per caso i due partiti (col maggioritario è quasi impossibile che a concorrere con possibilità di successo siano più di due) sono alla pari, o si fa una “grande coalizione”, o si torna a votare, senza giochini vari, senza governi tecnici o del presidente, o balneari o di scopo. Punto e basta.
Una legge elettorale proporzionale invece mira ad ad assicurare ad ogni forza politica una RAPPRESENTANZA PARLAMENTARE proporzionale ai voti ottenuti. Dalle elezioni non emerge una maggioranza, essa si forma successivamente alle elezioni, in seguito alle trattative fra i partiti condotte sotto la regia del capo dello stato. I partiti ovviamente prospettano agli elettori i loro programmi e le loro alleanze, ma questo non è in nessun modo vincolante per il dopo elezioni.
La nostra costituzione è interamente e coerentemente disegnata sul proporzionale. Le funzioni attribuite al capo dello stato, ad esempio, le procedure per affrontare le crisi di governo, le consultazioni con le varie forze politiche, i mandati, più o meno “esplorativi” sono in perfetta sintonia con la filosofia del proporzionale.
Non mi interessa qui cercare di stabilire quale tipo di filosofia politica sia la migliore, ma solo di sottolinearne la radicale diversità. In un paese in cui vige il proporzionale non ha senso fare le primarie, decidere chi è il candidato premier e cose simili. Allo stesso modo in un paese in cui vige il maggioritario sono insensate le “consultazioni” del capo dello stato i “mandati esplorativi”, i "governi del presidente" et similia.
In Italia invece siamo riusciti a tirare aventi per 20 anni in un a situazione del tutto paradossale. La struttura istituzionale è restata legata al proporzionale anche in presenza di leggi elettorali maggioritarie. Soprattutto abbiamo avuto, ed abbiamo, un capo dello stato che dispone di amplissimi poteri ”arbitrali” del tutto incompatibili con la filosofia del maggioritario. Un uomo formalmente “al di sopra delle parti” ma in grado di giocare un ruolo politico di primo piano, senza disporre di alcun mandato popolare. Val la pena di sottolineare che il potere quasi assoluto che ha il capo dello stato in materia di convocazione delle elezioni è del tutto in contrasto con la filosofia del maggioritario. Dove vige il maggioritario se una maggioranza va in crisi si torna al voto, senza tante storie.
Ieri la consulta ha dichiarato incostituzionale il “porcellum”. Se vogliamo essere seri dobbiamo dire che ogni legge elettorale maggioritaria è, nella sostanza, profondamente incostituzionale. Quando, una ventina di anni fa, si è scelto il maggioritario si sarebbe dovuto subito provvedere a riformare, ed in profondità, la costituzione. Non lo si è fatto ma si è continuato a sparar palle sulla “costituzione più bella del mondo”. Ora se ne pagano le conseguenze.
Molti urlano a gran voce che dopo la sentenza della consulta il parlamento è fuorilegge e che parimenti fuorilegge sono tutte le delibere e le leggi emanate dal governo Letta. Si tratta, giuridicamente parlando, di una forzatura. Sono sette anni che il “porcellum” è in vigore. Se davvero la sua dichiarata incostituzionalità rendesse nulle tutte le leggi emanate dai parlamenti eletti col porcellum ci troveremmo di fronte ad un vuoto legislativo pauroso. In realtà nessuna legge è retroattiva, tranne, pare, la “Severino”, specie se applicata a Silvio Berlusconi. Le sentenze della consulta portano al decadimento di una legge, non di tutto ciò che in precedenza quella legge ha reso possibile.
Resta però il fatto che non si vede come sia possibile continuare a governare forti di una maggioranza frutto di una norma dichiarata incostituzionale. Soprattutto, non si vede come possa far finta di niente il PD che ha sempre fatto della consulta e delle sue decisioni una sorta di tabù intoccabile, qualcosa che non si può criticare, mai, in nessun caso. La maggioranza bulgara di cui in PD dispone alla camera è un regalo del “porcellum”, un regalo incostituzionale. Renzi può mostrare i muscoli finché vuole ricordando a tutti che il PD dispone di 300 deputati: sono deputati taroccati, lo ha detto la consulta al cui cospetto ogni membro del PD è da oltre venti anni abituato a genuflettersi. Di fatto le elezioni sono più vicine, e la cosa non è negativa, a mio parere.
Un'ultima considerazione. Ancora una volta la magistratura ha assunto un ruolo politico di primo piano. Non so quali siano i fini politici dei giudici costituzionali, personalmente non credo che agiscano mossi solo da asettiche finalità giuridiche. Forse pensano che una nuova legge elettorale sia la priorità assoluta, forse intendono spingere nel senso di un ripristino del proporzionale, timorosi che, andando avanti col maggioritario, a qualcuno venga in mente di riformare seriamente una costituzione che fa acqua da tutte le parti, magari di ridiscutere lo stesso ruolo della consulta. Sta di fatto che le scelte politiche vere si fanno ormai, tutte, fuori dal parlamento. E' un segno dei tempi.
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