lunedì 18 agosto 2014

COMPRENDERE



Il verbo COMPRENDERE ha diversi significati, fra gli altri il vocabolario on line Treccani enumera:

Accogliere spiritualmente in sé, (...) accogliere nella mente, nell’intelletto, afferrare il senso di qualche cosa, stabilire una relazione tra più idee o fatti: comprendo finalmente perché i conti non tornavano; non riesco a comprendere che cosa sia accaduto; sono cose che tu non puoi ancora comprendere; (…) Riferito a persona, penetrarne l’animo, i sentimenti, la psicologia: i ragazzi bisogna saperli comprendere; come ti comprendo!; cerca di comprendermi. Con questi significati è in genere sinonimo di CAPIRE (…) e con capire si alterna anche, nell’uso corrente (pur essendo meno popolare.).
Sapersi spiegare, rendersi ragione di qualche cosa: comprendo la tua esitazione; non riesco a comprendere il suo strano contegno. Di qui, per estensione, giustificare, scusare umanamente, perdonare: chi giudica deve saper comprendere; ti comprendo, perché anch’io avrei fatto lo stesso.

Come si vede il verbo comprendere, nelle accezioni che qui ci interessano, può essere usato in maniera del tutto oggettiva, priva di implicazioni normative: “ho compreso la teoria della relatività”, “Tizio non comprende la filosofia di Hegel”, “Caio ha compreso la teoria del valore lavoro”. Usato in questo senso “comprendere" non significa, ovviamente, giustificare, condividere. Posso aver compreso la teoria del valore lavoro senza per questo accettarla, posso comprendere la logica dei terroristi islamici e, proprio perché la comprendo, considerarli miei nemici mortali.

Ma “comprendere” ha anche un altro significato. Se dico: “io mi sarei comportato diversamente, ma comprendo la tua reazione” non mi limito ad affermare che ho capito ciò che tu hai fatto, la mia frase esprime simpatia, partecipazione ai tuoi sentimenti. “Quel tale ti ha insultato e tu gli hai tirato un pugno. Non sono d'accordo con un gesto simile, ma lo comprendo”. Se dico questo ad un mio amico sono in qualche modo solidale con lui, condivido la sua indignazione, anche se non il suo gesto.
Se dico di “comprendere” i terroristi dell'ISIS perché, poverini, da sempre in quanto islamici hanno dovuto subire le prepotenze dell'occidente ed, in particolare, degli Usa e di Israele, uso, evidentemente, il verbo “comprendere” nel significato che implica vicinanza, simpatia, addirittura solidarietà. Se però qualcuno mi mette alle strette obbiettando che i terroristi dell'ISIS ammazzano bambini, crocifiggono cristiani, rapiscono donne e le obbligano a convertirsi, pena la morte, ho gioco facile a ribattere: “io queste cose non le condivido affatto, comprendere non significa giustificare”. Invece NO, sto dicendo una cazzata: in certi universi del discorso “comprendere ha un significato che si avvicina moltissimo a quello di “giustificare”.
Proprio questo fanno i furbetti come il deputato dei 5 Stelle Alessandro Di Battista: giocano sui diversi significati di “comprendere”. Prima lo usano per esprimere vicinanza, quasi solidarietà coi terroristi assassini, poi, di fronte alle obiezioni, affermano di averlo usato in maniera del tutto oggettiva, priva di implicazioni normative.
Sono furbi, hanno quel sottoprodotto dell'intelligenza che si chiama astuzia. Solo quella, molto spesso.

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