Il 27 giugno 1978 il volo di linea 139 dell'Air France, diretto a Parigi, viene dirottato da quattro terroristi palestinesi dell'OLP. Il 28 giugno l'aereo atterra all'aeroporto di Entebbe, in Uganda. I 244 passeggeri ed i 12 membri dell'equipaggio vengono fatti scendere e rinchiusi in una grande sala dell'aeroporto. Nel pomeriggio si presenta loro il dittatore ugandese Idi Amin che tiene ai passeggeri un discorso carico di tronfia e retorica propaganda. I dirottatori chiedono la liberazione di 53 prigionieri palestinesi, terroristi detenuti in Israele, Svizzera e Germania. Se lo “stato sionista” non accetterà le condizioni che gli sono state poste sarà sua la responsabilità per le conseguenze.
Successivamente i dirottatori prendono una decisione che la dice lunga sul carattere della loro lotta. Liberano tutti gli ostaggi tranne gli ebrei. Non gli ISRAELIANI, gli EBREI, quale che sia la loro nazionalità. Un comportamento che ricorda da vicino quello dei caporioni nazisti che ordinavano ai loro sventurati prigionieri: “chi è ebreo faccia un passo in avanti”.
Questo particolare agghiacciante fa decidere il governo israeliano, presieduto da Rabin e di cui Peres è ministro della difesa.
Il 2 Luglio tre Hercules C 130 e un Boeing 707 partono alla volta di Entebbe. Volano a bassa quota per non farsi intercettare dai radar. Atterrano con i portelli di carico già abbassati. Ne viene fatta scendere una Mercedes nera e tre Land Rover. Le auto devono simulare un corteo presidenziale che porta Amin a visitare i prigionieri. Gli Ugandesi cadono nel tranello. I corpi speciali israeliani riescono ad avvicinarsi al terminal in cui sono rinchiusi i 103 prigionieri ebrei. Fanno irruzione, eliminano tre dirottatori, purtroppo uccidono per sbaglio anche un ostaggio, poi tornano rapidamente agli aerei. Superata la sorpresa i militari ugandesi aprono il fuoco, gli israeliani rispondono ed hanno rapidamente la meglio. Gli aerei decollano con gli ostaggi liberati.
Nella operazioni perdono la vita tre dei 103 ostaggi ancora in mano ai terroristi, uno ucciso per sbaglio dagli israeliani, due dai militari ugandesi, ed il comandante israeliano della missione: Yoni Netanyahu, fratello di Benjamin. Tutti i terroristi vengono eliminati, perdono inoltre la vita 45 militari ugandesi.
In Israele il rientro degli ostaggi è accolto da manifestazioni di gioia. Una parte consistente della sinistra europea invece protesta per il raid che ha, a suo parere, un insopportabile carattere “imperialista”. L'organo del PCI, l'Unità esprime un giudizio di “drastica condanna per la spietata condotta del governo israeliano” che ha compiuto “un cinico atto di aggressione cui nessuna norma del consorzio dei popoli offre giustificazione”.
Nel libro, bello anche se discutibile, “La sinistra e Israele”, da cui ho attinto le notizie relative all'operazione israeliana, Fabio Nicolucci addita questa posizione del PCI come prova dell'insostenibile formalismo giuridico che ha impedito, ed ancora impedisce, a gran parte della sinistra un giudizio equilibrato sulla sostanza delle cose.
Uno stato, l'Uganda, tiene prigionieri in un suo aeroporto prima 266, poi 103 ostaggi, il suo presidente, Amin, annuncia ai prigionieri che saranno uccisi se Israele (e con lui Francia e Svizzera) non accetteranno di liberare 53 terroristi, eppure il raid che libera gli ostaggi è presentato come una “violazione” della sovranità territoriale dell'Uganda. Una posizione che ricorda quella di quanti, a sinistra ma non solo, vorrebbero che il terrorismo si combattesse inviando ai caporioni di Al Qaeda qualche avviso di garanzia.
E, oltre al formalismo giuridico, che molti sono pronti ad abbandonare quando si tratta di giustificare i razzi di Hammas, o le bombe umane, il pregiudizio, la faziosità, l'odio anti israeliano se non anti semita tout court. E con questi il terzomondismo, la tesi assurda che ogni nefandezza sia accettabile se a commetterla sono i governi di paesi sorti dal processo di decolonizzazione, e il rancore sordo che molti occidentali (non solo di sinistra) provano per la loro civiltà.
Si, le cose non sono cambiate molto rispetto alla tragica estate del 1978.
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