“”Gaeta cita diverse intercettazio
“”Gaeta cita diverse intercettazioni che mi riguardano, (…) ma
ne dimentica una a mio avviso fondamentale”
“Quale?”
“Quella
in cui Luca Lotti (…) mi dice: "Sergio mi dice di andare avanti".
Si riferisce alla nomina di Viola a procuratore di Roma”
“Quel
Sergio è il presidente della repubblica Mattarella?”
“Si,
proprio lui. . Non posso escludere che Lotti millanti rapporti che
nella realtà non ci sono, anche se fino ad ora nessuno ha indagato
sulla questione…”
Questo è un brano de “Il sistema”,
libro intervista di Alessandro Sallusti a Luca Palamara.
Il
9 ottobre 2020 il CSM radia Luca Palamara dalla magistratura.
Palamara è stato per anni presidente della ANM, il
potentissimo sindacato dei magistrati e membro del consiglio
superiore della magistratura, organo costituzionale preposto al
governo della magistratura e garante della sua autonomia. E’ stato
per lungo tempo uno dei più potenti ed influenti magistrati
d’Italia; in una sua intercettazione afferma “senza di me non si
muoverebbe foglia”. Ed in effetti c’è lo zampino di Palamara in
tutte le nomine ed i movimenti importanti di magistrati da una sede e
da un incarico all’altro degli ultimi 20 anni.
Il CSM lo ha
radiato perché ritenuto colpevole di aver lottizzato la
magistratura ed instaurato un costume secondo cui le nomine
venivano decise non in base a criteri di merito ma a pressioni
politiche.
Nel libro intervista con Sallusti
Palamara spiega con gran dovizia di particolari che lui è stato, si,
interno a quel sistema, ma non ne è stato l’inventore né l’unico
protagonista. Non esiste un “sistema Palamara”, esiste il sistema
che regge la magistratura italiana.
Ci è stato spiegato
innumerevoli volte che la politica deve stare lontana dalla
magistratura: è il principio della autonomia della magistratura ad
imporlo. I magistrati applicano le leggi ai casi concreti, punto e
basta. Se perseguono un politico è solo perché questi ha commesso
qualche reato, od almeno ci sono fondati sospetti che lo abbia
commesso. E’ ridicolo parlare di scontro fra magistratura e
politica: l’unico scontro è quello fra magistrati tutori della
legge e persone che la legge la violano.
Le cose però, afferma
Luca Palamara, stanno ben diversamente. La magistratura è divisa,
anche ufficialmente, in correnti politiche con una destra, un centro
ed una sinistra. Queste correnti si spartiscono a volte di comune
accordo, altre lottando fieramente fra loro, nomine ed incarichi
prestigiosi. Un comune mortale pensa che le varie nomine siano fatte
tenendo conto dei curricoli, della professionalità dei magistrati e
della rilevanza delle sedi cui questi devono essere assegnati. No, le
cose non vanno così. Se alla sinistra della magistratura va una
certa sede alla destra ne deve andare un’altra. Rilevanza delle
sedi e professionalità sono cose del tutto secondarie. Ad essere
decisiva è la appartenenza a questa o a quella corrente. E non è
tutto: non solo incarichi e sedi vengono decisi in un’ottica
spartitoria fra le varie correnti, queste intrattengono stretti
rapporti con esponenti di partito. Il CSM, organo che dovrebbe
garantire la autonomia della magistratura compie scelte
importantissime consultandosi con importanti uomini politici.
Palamara ha partecipato ad una riunione cui era presente il renziano
Lotti. Altri hanno avuto contatti meno diretti, ma la musica non
cambia.
Essere il capo di una corrente di magistrati è un
po’ come, afferma Palamara, essere l’allenatore di una squadra di
calcio: occorre avere un buon “vivaio”. Fuori di metafora,
occorre che tanti neo magistrati vengano indirizzati, appena superato
il concorso, verso questa o quella corrente politica in cui la
magistratura si divide.
“L’obiettivo del sistema è
accaparrarsi il neomagistrato” afferma Palamara. “Come?
Facendolo iscrivere il prima possibile alla propria corrente. (…)
Se entrano in sessanta trenta andranno a fare il tirocinio da un
anziano di Unicost, venti da uno di magistratura democratica, dieci
da uno di magistratura indipendente”.
Finora si è
parlato di politicizzazione della magistratura, ma, nell’ambito di
questa politicizzazione, i più attivi sono i rappresentanti
dell’area di sinistra. Per questi, è sempre Palamara a
parlare,
“la magistratura ha il dovere, anzi l’obbligo (…)
di fare politica per plasmare la società, insieme ad un partito di
riferimento”.
Non stupisce quindi che quando il centro destra
vince le elezioni questa componente della magistratura si mobiliti.
Berlusconi, deve esser fatto fuori ad ogni costo. Il centro e la
destra a dire il vero non si opporranno alla persecuzione giudiziaria
di cui il cavaliere sarà vittima, perché lui, il cavaliere,
commette l’errore di dichiararsi a favore di una radicale riforma
della magistratura. E quando sono in gioco gli interessi basilari del
sistema i contrasti di corrente scompaiono. Sorte simile toccherà,
anche se in misura infinitamente minore, a Renzi che si permette di
dire cose non gradite sulle ferie e sulla responsabilità civile dei
magistrati e a Salvini, oggetto di un attacco furioso da parte delle
componenti più ideologizzate della magistratura. Ed anche nel caso
di Salvini le correnti più moderate si adeguano: difendere Salvini
vorrebbe dire indebolire il “sistema” e quello, il “sistema”,
è difeso da tutte le correnti in cui si divide la italica
magistratura, al di la delle pur profonde differenze politiche e gli
interessi spesso conflittuali fra loro.
In magistratura,
afferma Palamara, vige la regola del tre:
“si ricordi
la regola aurea del tre, le tre armi del sistema: una procura, un
giornale amico un partito che ti fa da spalla politica. Funziona
contro qualcuno ma anche a difesa di qualcuno. Con Berlusconi avvenne
contro, con Fini e tanti altri a difesa.”
Usando sapientemente
la regola del tre si può perseguitare qualcuno con continue
inchieste, forse addirittura giungere a qualche sentenza di condanna,
ma si possono anche scagionare a tempo di record persone su cui
gravano poderosi indizi di colpevolezza. E’ il caso di Fini e della
famosa casa di Montecarlo. A volte i media battono la grancassa,
altre volte sono colti da ermetico mutismo…
E’ inutile
dilungarsi: il libro intervista a Palamara offre uno spaccato
impietoso della magistratura italiana: politicizzata, il più delle
volte a sinistra, vicina a partiti, spesso impegnata in inchieste
che, al di là dei reati contestati e della fondatezza dell’impianto
probatorio, hanno il chiaro fine di eliminare dalla scena politica
personaggi ritenuti, a torto o a ragione, “scomodi”. Ed agevolata
in questo poco nobile compito da chi occupa cariche altissime dello
stato, presidenza della repubblica compresa.
C’è quasi da
chiedersi, leggendo il libro, come mai la magistratura abbia dovuto
faticare tanto per far fuori Berlusconi e sembra stia faticando per
riuscire a far fuori Salvini.
La risposta è piuttosto semplice,
ce la ricorda proprio Palamara quando parla della regola del tre. La
magistratura è forte ma non onnipotente, non può fare a meno di un
certo sostegno politico e mediatico, non ne può fare a mano perché
le serve una forte area di consenso nella pubblica opinione. Il fondo
la politica si può difendere dalle incursioni dei magistrati
politicizzati: le basta approvare una seria riforma della
magistratura. Per impedirle di farlo non bastano le inchieste,
occorre il consenso sulle inchieste che devono per questo avere una
certa plausibilità. Si aggiunga che il sistema è unito in certe
occasioni ma diviso, profondamente diviso, in molte altre e
riguarda un numero ristretto di magistrati, quelli che contano, che
decidono le cose importanti, ma che di solito non emettono le
sentenze. I magistrati italiani sono circa 10.000 e non tutti sono
dei Palamara.
Devo ammetterlo: leggendo il libro intervista
non ho potuto evitare di provare a volte un moto di simpatia per
Palamara. Protagonista del “sistema” questi è stato bruscamente
scaricato quando è diventato un personaggio scomodo. E gli si sono
addossate tutte le colpe, come al solito.
Palamara è la “mela
marcia”, il cattivone, l’eccezione in un sistema lindo e pulito
dove imperano imparzialità nei giudizi ed assoluto rispetto della
legalità. Palamara afferma che le cose stanno ben
diversamente, che se lui è colpevole tanti altri lo sono, come e più
di lui.
Racconta un sacco di palle? Cerca di scaricare sul
“sistema” responsabilità che sono solo sue? Lo si denunci! Lo si
porti in tribunale, gli si intimi di provare la veridicità di quanto
dice! I casi sono due: o Palamara dice il falso, ed allora è un
diffamatore e va punito severamente. O dice il vero, ed allora il
sistema su cui si regge la magistratura italiana è marcio.
Ognuno
è libero di pensarla come crede. Io ho il fortissimo sospetto che
sia vera la seconda ipotesi.
Per concludere: consiglio amiche ed amici di
leggere “Il sistema”, libro intervista di Alessandro
Sallusti a Luca Palamara. Rizzoli 2021.
A volte il lettore
quasi si perde nella selva di nomi, concorsi, trattative segrete,
nomine e contro nomine di questo o quell’esponente di questa o
quella corrente, ma nel complesso la lettura è piana e piacevole. Si
legge “il sistema” quasi come un libro giallo. Forse
sarebbe meglio dire un romanzo horror. L’orrore di una magistratura
politicizzata.
"Racconta un sacco di palle? Cerca di scaricare sul “sistema” responsabilità che sono solo sue? Lo si denunci! Lo si porti in tribunale, gli si intimi di provare la veridicità di quanto dice!"
RispondiEliminagiustissimo, ma la vera anomalia, lo schifo profondo della vicenda Palamara non è nel libro che ha pubblicato, o nelle accuse al resto della magistratura: è unicamente nella sanzione ricevuta.
un qualsiasi dirigente pubblico (e anche parecchi privati, qualora se ne provasse la corruzione) se manomette incarichi, nomine e concorsi normalmente viene (oltre che sospeso dall'incarico o radiato) incriminato, inquisito e processato. un magistrato NO, è già troppo l'alllontanamento dalla combriccola? anche se qusto allontanamento è causato dall'aver commesso dei REATI? anche se i reati sono andati a vantaggio di svariati suoi colleghi, che magari si potrebbero trovare nella scomoda posizione di doverlo accusare o giudicare? col rischio che determinate affermazioni le faccia pubblicamente e sotto giuramento? giammai! per prima cosa il sistema deve preservare sé stesso, anche a scapito del codice penale che dovrebbe far rispettare a TUTTI i cittadini, e per primi gli onorevoli magistrati.....
schifo senza limite, anche per l'assoluta inerzia e rassegnazione in cui è caduta l'intera vicenda
Lo sto leggendo. E' veramente impressionante, sembra quasi un romanzo distopico, non troppo lontano da 1984. E sconvolgente ancora di più il ruolo attivo del presidente della repubblica - non solo Mattarella - in questo lupanare.
RispondiElimina