domenica 7 marzo 2021

IL SISTEMA

 















“”Gaeta cita diverse intercettazio







“”Gaeta cita diverse intercettazioni che mi riguardano, (…) ma ne dimentica una a mio avviso fondamentale”
“Quale?”
“Quella in cui Luca Lotti (…) mi dice: "Sergio mi dice di andare avanti". Si riferisce alla nomina di Viola a procuratore di Roma”
“Quel Sergio è il presidente della repubblica Mattarella?”
“Si, proprio lui. . Non posso escludere che Lotti millanti rapporti che nella realtà non ci sono, anche se fino ad ora nessuno ha indagato sulla questione…”
Questo è un brano de “Il sistema”, libro intervista di Alessandro Sallusti a Luca Palamara.

Il 9 ottobre 2020 il CSM radia Luca Palamara dalla magistratura.
Palamara è stato per anni presidente della ANM, il potentissimo sindacato dei magistrati e membro del consiglio superiore della magistratura, organo costituzionale preposto al governo della magistratura e garante della sua autonomia. E’ stato per lungo tempo uno dei più potenti ed influenti magistrati d’Italia; in una sua intercettazione afferma “senza di me non si muoverebbe foglia”. Ed in effetti c’è lo zampino di Palamara in tutte le nomine ed i movimenti importanti di magistrati da una sede e da un incarico all’altro degli ultimi 20 anni.
Il CSM lo ha radiato perché ritenuto colpevole di aver lottizzato la magistratura ed instaurato un costume secondo cui le nomine venivano decise non in base a criteri di merito ma a pressioni politiche.
Nel libro intervista con Sallusti Palamara spiega con gran dovizia di particolari che lui è stato, si, interno a quel sistema, ma non ne è stato l’inventore né l’unico protagonista. Non esiste un “sistema Palamara”, esiste il sistema che regge la magistratura italiana.

Ci è stato spiegato innumerevoli volte che la politica deve stare lontana dalla magistratura: è il principio della autonomia della magistratura ad imporlo. I magistrati applicano le leggi ai casi concreti, punto e basta. Se perseguono un politico è solo perché questi ha commesso qualche reato, od almeno ci sono fondati sospetti che lo abbia commesso. E’ ridicolo parlare di scontro fra magistratura e politica: l’unico scontro è quello fra magistrati tutori della legge e persone che la legge la violano.
Le cose però, afferma Luca Palamara, stanno ben diversamente. La magistratura è divisa, anche ufficialmente, in correnti politiche con una destra, un centro ed una sinistra. Queste correnti si spartiscono a volte di comune accordo, altre lottando fieramente fra loro, nomine ed incarichi prestigiosi. Un comune mortale pensa che le varie nomine siano fatte tenendo conto dei curricoli, della professionalità dei magistrati e della rilevanza delle sedi cui questi devono essere assegnati. No, le cose non vanno così. Se alla sinistra della magistratura va una certa sede alla destra ne deve andare un’altra. Rilevanza delle sedi e professionalità sono cose del tutto secondarie. Ad essere decisiva è la appartenenza a questa o a quella corrente. E non è tutto: non solo incarichi e sedi vengono decisi in un’ottica spartitoria fra le varie correnti, queste intrattengono stretti rapporti con esponenti di partito. Il CSM, organo che dovrebbe garantire la autonomia della magistratura compie scelte importantissime consultandosi con importanti uomini politici. Palamara ha partecipato ad una riunione cui era presente il renziano Lotti. Altri hanno avuto contatti meno diretti, ma la musica non cambia.

Essere il capo di una corrente di magistrati è un po’ come, afferma Palamara, essere l’allenatore di una squadra di calcio: occorre avere un buon “vivaio”. Fuori di metafora, occorre che tanti neo magistrati vengano indirizzati, appena superato il concorso, verso questa o quella corrente politica in cui la magistratura si divide.
“L’obiettivo del sistema è accaparrarsi il neomagistrato” afferma Palamara. “Come? Facendolo iscrivere il prima possibile alla propria corrente. (…) Se entrano in sessanta trenta andranno a fare il tirocinio da un anziano di Unicost, venti da uno di magistratura democratica, dieci da uno di magistratura indipendente”.

Finora si è parlato di politicizzazione della magistratura, ma, nell’ambito di questa politicizzazione, i più attivi sono i rappresentanti dell’area di sinistra. Per questi, è sempre Palamara a parlare,
“la magistratura ha il dovere, anzi l’obbligo (…) di fare politica per plasmare la società, insieme ad un partito di riferimento”.
Non stupisce quindi che quando il centro destra vince le elezioni questa componente della magistratura si mobiliti. Berlusconi, deve esser fatto fuori ad ogni costo. Il centro e la destra a dire il vero non si opporranno alla persecuzione giudiziaria di cui il cavaliere sarà vittima, perché lui, il cavaliere, commette l’errore di dichiararsi a favore di una radicale riforma della magistratura. E quando sono in gioco gli interessi basilari del sistema i contrasti di corrente scompaiono. Sorte simile toccherà, anche se in misura infinitamente minore, a Renzi che si permette di dire cose non gradite sulle ferie e sulla responsabilità civile dei magistrati e a Salvini, oggetto di un attacco furioso da parte delle componenti più ideologizzate della magistratura. Ed anche nel caso di Salvini le correnti più moderate si adeguano: difendere Salvini vorrebbe dire indebolire il “sistema” e quello, il “sistema”, è difeso da tutte le correnti in cui si divide la italica magistratura, al di la delle pur profonde differenze politiche e gli interessi spesso conflittuali fra loro.

In magistratura, afferma Palamara, vige la regola del tre:
“si ricordi la regola aurea del tre, le tre armi del sistema: una procura, un giornale amico un partito che ti fa da spalla politica. Funziona contro qualcuno ma anche a difesa di qualcuno. Con Berlusconi avvenne contro, con Fini e tanti altri a difesa.”
Usando sapientemente la regola del tre si può perseguitare qualcuno con continue inchieste, forse addirittura giungere a qualche sentenza di condanna, ma si possono anche scagionare a tempo di record persone su cui gravano poderosi indizi di colpevolezza. E’ il caso di Fini e della famosa casa di Montecarlo. A volte i media battono la grancassa, altre volte sono colti da ermetico mutismo…

E’ inutile dilungarsi: il libro intervista a Palamara offre uno spaccato impietoso della magistratura italiana: politicizzata, il più delle volte a sinistra, vicina a partiti, spesso impegnata in inchieste che, al di là dei reati contestati e della fondatezza dell’impianto probatorio, hanno il chiaro fine di eliminare dalla scena politica personaggi ritenuti, a torto o a ragione, “scomodi”. Ed agevolata in questo poco nobile compito da chi occupa cariche altissime dello stato, presidenza della repubblica compresa.
C’è quasi da chiedersi, leggendo il libro, come mai la magistratura abbia dovuto faticare tanto per far fuori Berlusconi e sembra stia faticando per riuscire a far fuori Salvini.
La risposta è piuttosto semplice, ce la ricorda proprio Palamara quando parla della regola del tre. La magistratura è forte ma non onnipotente, non può fare a meno di un certo sostegno politico e mediatico, non ne può fare a mano perché le serve una forte area di consenso nella pubblica opinione. Il fondo la politica si può difendere dalle incursioni dei magistrati politicizzati: le basta approvare una seria riforma della magistratura. Per impedirle di farlo non bastano le inchieste, occorre il consenso sulle inchieste che devono per questo avere una certa plausibilità. Si aggiunga che il sistema è unito in certe occasioni ma diviso, profondamente diviso, in molte altre e riguarda un numero ristretto di magistrati, quelli che contano, che decidono le cose importanti, ma che di solito non emettono le sentenze. I magistrati italiani sono circa 10.000 e non tutti sono dei Palamara.

Devo ammetterlo: leggendo il libro intervista non ho potuto evitare di provare a volte un moto di simpatia per Palamara. Protagonista del “sistema” questi è stato bruscamente scaricato quando è diventato un personaggio scomodo. E gli si sono addossate tutte le colpe, come al solito.
Palamara è la “mela marcia”, il cattivone, l’eccezione in un sistema lindo e pulito dove imperano imparzialità nei giudizi ed assoluto rispetto della legalità. Palamara afferma che le cose stanno ben diversamente, che se lui è colpevole tanti altri lo sono, come e più di lui.
Racconta un sacco di palle? Cerca di scaricare sul “sistema” responsabilità che sono solo sue? Lo si denunci! Lo si porti in tribunale, gli si intimi di provare la veridicità di quanto dice! I casi sono due: o Palamara dice il falso, ed allora è un diffamatore e va punito severamente. O dice il vero, ed allora il sistema su cui si regge la magistratura italiana è marcio.
Ognuno è libero di pensarla come crede. Io ho il fortissimo sospetto che sia vera la seconda ipotesi.

Per concludere: consiglio amiche ed amici di leggere “Il sistema”, libro intervista di Alessandro Sallusti a Luca Palamara. Rizzoli 2021.
A volte il lettore quasi si perde nella selva di nomi, concorsi, trattative segrete, nomine e contro nomine di questo o quell’esponente di questa o quella corrente, ma nel complesso la lettura è piana e piacevole. Si legge “il sistema” quasi come un libro giallo. Forse sarebbe meglio dire un romanzo horror. L’orrore di una magistratura politicizzata.



 

 


2 commenti:

  1. "Racconta un sacco di palle? Cerca di scaricare sul “sistema” responsabilità che sono solo sue? Lo si denunci! Lo si porti in tribunale, gli si intimi di provare la veridicità di quanto dice!"


    giustissimo, ma la vera anomalia, lo schifo profondo della vicenda Palamara non è nel libro che ha pubblicato, o nelle accuse al resto della magistratura: è unicamente nella sanzione ricevuta.
    un qualsiasi dirigente pubblico (e anche parecchi privati, qualora se ne provasse la corruzione) se manomette incarichi, nomine e concorsi normalmente viene (oltre che sospeso dall'incarico o radiato) incriminato, inquisito e processato. un magistrato NO, è già troppo l'alllontanamento dalla combriccola? anche se qusto allontanamento è causato dall'aver commesso dei REATI? anche se i reati sono andati a vantaggio di svariati suoi colleghi, che magari si potrebbero trovare nella scomoda posizione di doverlo accusare o giudicare? col rischio che determinate affermazioni le faccia pubblicamente e sotto giuramento? giammai! per prima cosa il sistema deve preservare sé stesso, anche a scapito del codice penale che dovrebbe far rispettare a TUTTI i cittadini, e per primi gli onorevoli magistrati.....

    schifo senza limite, anche per l'assoluta inerzia e rassegnazione in cui è caduta l'intera vicenda

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  2. Lo sto leggendo. E' veramente impressionante, sembra quasi un romanzo distopico, non troppo lontano da 1984. E sconvolgente ancora di più il ruolo attivo del presidente della repubblica - non solo Mattarella - in questo lupanare.

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