sabato 29 maggio 2021

SOCRATE E L'IMPOSTA DI SUCCESSIONE

Teatrosofia #8. Socrate e l'immagine “pacata” di Senofonte - Teatro e  Critica

Petta. Salve o Socrate
Socrate. O Petta, nobile amico, che piacere incontrarti. Dove vai di bello?
P. Mi sto recando alla direzione del mio partito di cui da poco son diventato leader.
S. Si si, conosco questa buona notizia e ti auguro di svolgere proficuamente il tuo importante lavoro.
P. Ti ringrazio o Socrate. Però, devo confessarti che sono un po’ preoccupato.
S. E come mai?
P. Sai, anche nel mio partito c’è chi avanza perplessità su una mia proposta.
S. Quale?
P. Quella riguardante l’imposta di successione. Una imposta che colpisce le grandi ricchezze che i ricchi lasciano in eredità ai loro eredi. Col ricavato lo stato darà una dote ai giovani, che ne hanno tanto bisogno. Si tratta di 10.000 euro per i diciottenni. Purtroppo però nel mio stesso partito ci sono persone poco convinte della bontà di una tale, sacrosanta misura. Questo, te lo confesso, mi addolora assai. Forse che anche nella sinistra sta penetrando l’ideologia egoista e meschina della impresentabile destra italiana? Come è mai possibile una cosa tanto orribile?
S. Non ti amareggiare troppo caro Petta. In fondo io capisco che anche nel tuo partito ci siano delle perplessità…
P. Come sarebbe? La mia è una proposta tanto rispondente a criteri di sacrosanta giustizia che solo persone senza cuore nè cervello possono avversarla. E tu, o Socrate, hai gran cuore e, soprattutto, una mente eccelsa. Non puoi davvero dubitare della bontà di quanto propongo! Dimmi, stai scherzando?
S. No, ti assicuro di no.
P. La cosa mi stupisce, molto. Dimmi, cosa nella mia proposta ti lascia perplesso?
S. So che in Italia la pressione fiscale è già molto alta. Il reddito viene tassato, vai a comprare qualcosa e paghi varie imposte di consumo. Esistono di fatto imposte patrimoniali, come l’IMU su case di lusso e seconde case, il canone TV, la tassa di circolazione.. siamo in una fase di crisi economica e tu cosa fai? Proponi un’altra imposta, come minimo non mi pare il momento giusto.
P. Che delusione o Socrate! Parli come certi scettici del mio partito. Proprio perché la situazione è difficile occorre aiutare i giovani che dalla crisi sono i più colpiti. Sarai d’accordo spero.
S. Mah… in primo luogo non credo che solo i giovani siano colpiti dalla crisi. Esistono, mi pare, situazioni ancora più drammatiche che riguardano i meno giovani…
P. Che dici mai!
S. Pensi che un operaio cinquantenne che ha perso il posto di lavoro, o una commerciante sessantenne, o un ristoratore anche lui di 60 anni costretti a chiudere le proprie attività dai vari lockdown si trovino in una situazione migliore di quella di tanti diciottenni che comunque sono mantenuti dalla famiglia?
P. Che discorsi! Certo, dovremo pensare anche a loro, ci penseremo
S. Proporrai una “dote” anche per queste persone?
P. Che fai o Socrate, mi prendi in giro? E’ questa la tua celebre ironia? Guarda che io sono un sottile intellettuale, non casco nei tuoi trucchi...
S. Nessun trucco caro Petta, mi limitavo ad esprimere dei dubbi, ma vedo che tu ti inalberi…
P. Non mi inalbero, solo mi irrita un po’ vedere che invece di essere attratti dalla giustizia e dalla equità della mia proposta tanti ricorrano a piccole polemiche su cose secondarie.
S. Beh… la sorte di tanta gente non più giovane non è cosa secondaria, mi pare, ma, restando ai giovani, davvero pensi che dando loro una mancia…
P. Dote o Socrate, dote non mancia!
S. Va bene, dando loro una dote si risolvano i loro problemi? Davvero pensi che con 10.000 euro possano pagarsi l’università, comprar casa, dare inizio ad una attività imprenditoriale?
P. La dote è solo un passo, il primo passo…
S. A me pare che si potrebbero fare primi passi in direzione diversa, ad esempio riducendo la pressione fiscale ed incentivando gli imprenditori ad assumere i giovani in cerca di lavoro. Dando una dote di 10.000 euro al massimo si può spingere qualche giovane a comprarsi una moto o una utilitaria… non mi sembra un gran passo avanti…
S. Stai facendo vani sofismi o Socrate! Si tratta di un primo passo, te lo ripeto. Altri ne faremo…
S. Hai in mente nuove tasse?
P. No, cioè, non lo so… vedremo. Ma non è questo il punto, noi stiamo discutendo a vuoto.
S. E quale è allora il punto?
P. Il punto è la profonda giustizia, il respiro umano universale della mia proposta. E’ questo che dovrebbe spingere ogni persona ragionevole e di buon cuore a sostenerla. Su questo sarai d’accordo o Socrate; neppure oso pensare che tu non lo sia.
S. Mah… dimmi, in cosa consiste questa profondissima giustizia della tua proposta?
P. E me lo chiedi? Stiamo parlando di imposta di successione o Socrate, di eredità! Di soldi che vanno a persone che nulla hanno fatto per meritarli… ti sembra giusta una cosa simile? A me sembra sommamente ingiusta e penso sia sacrosanto togliere parte, almeno parte, di ciò che va a chi non ha merito alcuno per avere e darlo a chi ha bisogno.
S. Dunque la cosa davvero giusta è proprio questa: che la tua riforma toglie soldi a chi nulla fa fatto per meritarli.
P. Si, certo. E in più c’è l’aspetto della redistribuzione, del dare a chi ha bisogno.
S. Di questo, se permetti, parleremo dopo, concentriamoci ora sul fatto che gli eredi non hanno merito alcuno per il denaro che ricevono
P. Concentriamoci.
S. Molto bene. Dimmi: un neonato ha bisogno di cure?
P. E come no?
S. Ed un bambino deve essere nutrito, educato, mandato a scuola, coperto di affetto?
P. Ma certo! Che domande!
S. E dimmi, neonato e bambino hanno fatto qualcosa per meritare cure, educazione, affetto?
P. Che razza di domande mi fai o Socrate! Cosa c’entrano col nostro discorso?
S. A me sembra che c’entrino eccome! I genitori coprono o dovrebbero coprire i figli di cure, amore ed attenzioni, anche se i figli nulla hanno fatto per meritarli. Ne convieni?
P. Si
S. E lasciare ai propri figli ciò che si è riusciti ad ottenere lavorando onestamente tutta una vita non è anch’esso un gesto di amore verso i propri figli?
P. Che discorsi…
S. A me sembrano ragionevoli… lo è o non lo è?
P. Mah… direi di si, che lo è.
S. E non è simile all’atto d’amore che spinge i genitori ad accudire i neonati ed i bambini?
P. Forse si
S. E perché accudire i figli quando sono bambini o neonati dovrebbe esser giusto e lasciar loro in eredità i propri beni no?
P. Sofismi! Giri di parole! Come al solito tu fai ballare tutti i concetti o Socrate!
S. Io mi limito a cercare di avvicinarmi al vero, discutendo pacatamente con te, ottimo amico.
P. No! Tu fai il sofista!
S. Mi spiace che tu te la prenda, calmati, stiamo solo discutendo serenamente…
P. E sia.
S. Una cosa ti vorrei chiedere
P. Chiedi
S. Siamo d’accordo sul fatto che i figli hanno diritto di essere curati dai genitori, ne convieni?
P. Ne convengo
S. Bene, ora ti chiedo: esiste solo il diritto dei figli ad essere curati dai genitori o anche il diritto dei genitori a prendersi cura dei figli?
P. Direi che esistono entrambi.
S. Concordo. E ora parliamo dell’eredità. Ammesso che esista il diritto dei figli di ricevere una eredità, non importa quanto tassata, ti chiedo: esiste a tuo parere solo il diritto dei figli di ricevere l’eredità dai genitori o anche il diritto dei genitori di lasciare ai figli i propri beni in eredità?
P. Direi che esistono entrambi.
S. Di nuovo concordo, ma, se quanto abbiamo stabilito è vero tutto il tuo precedente discorso risulta nettamente inficiato, caro amico.
P. E perché mai?
S. Tu contesti il diritto dei figli a ricevere una eredità basandoti sul fatto che nulla hanno fatto per meritarla, ora però abbiamo scoperto che esiste anche il diritto dei genitori di lasciare i propri beni in eredità ai figli, ed i genitori hanno di certo fatto qualcosa per meritare i beni che possiedono. Questo diritto non lo puoi contestare, mi pare.
P. E va bene o Socrate, se proprio ci tieni ti rispondo che, se così stanno le cose, è giusto limitare anche il diritto dei genitori.
S. Non però con l’argomento che nulla hanno fatto per meritare i beni di cui dispongono.
P. Su questo si può discutere. In ogni caso è bene limitarlo, e molto, in nome della redistribuzione dei beni.
S. Veniamo quindi alla redistribuzione. Parlamene ed io mi abbevererò alla fonte del tuo sapere.
P. Socrate, ti ho già detto che non sopporto la tua ironia…
S. Tu dunque pensi che chi ti definisce sapiente possa farlo solo per ironia? Ti sottovaluti… comunque parla e ti ascolterò serissimo.
P. Noi nasciamo tutti uguali, o Socrate, ma, poco tempo dopo diventiamo disuguali. L’originale uguaglianza se ne va perché operano le differenze sociali, la ricchezza, i privilegi che i nostri genitori ci regalano. E così il mondo si divide in fortunati e sfortunati, ricchi e poveri. Ed è giusto, del tutto giusto, che chi è stato fortunato risarcisca chi non lo è stato, restituisca almeno una parte di ciò che ha avuto. Occorre redistribuire ciò che alcuni hanno senza merito, per pura fortuna. Questo è ciò che penso.
S. Se devo essere sincero i tuoi argomenti non mi sembrano molto diversi da altri su cui già abbiamo discusso.
P. Lo sono. O tu hai paura di affrontarli o Socrate?
S. Il dialogo non deve mai fare paura caro Petta. Noi stiamo cercando insieme la verità, non combattendo. Dimmi, posso farti alcune domande?
P. Fai pure.
S. Tu chi diresti che io sia, o Petta?
P. Che razza di domanda, cosa diavolo c’entra?
S. Questo se permetti lo vedremo dopo, insieme. Dimmi, parlando di me a chi pensi?
P. Penso ad un uomo…
S. E come è quest’uomo?
P. Fisicamente?
S. Fisicamente, mentalmente, culturalmente, in tutti i suoi aspetti, dimmi…
P- Continuo a non capire, comunque, direi che tu sei basso, non bello, scusami…
S. Figurati, parla pure senza reticenze.
P. Allora, sei non bello, ma intelligente, ami discutere, anche troppo, a mio avviso sei assai sofistico, sei colto…
S. Ho dubbi in proposito, ma, continua, son nato in un certo momento storico?
P. Bella scoperta! Certo che si.
S. In un certo paese?
P. E come no?
S. Da certi genitori, poveri o ricchi?
P. Ma si! Mi sembrano domande strampalate le tue…
S. Dimmi ora, io sarei io se non fossi brutto, basso, colto e sofistico (a tuo parere) amante del dialogo, nato in un certo paese, in un certo anno, da certi genitori?
P. Non so cosa risponderti.
S. Diciamo che tutte le cose che abbiamo detto, scarsa altezza, bruttezza, cultura, epoca in cui vivo, paese in cui sono nato, tutte insomma, siano le mie particolarità. Ti chiedo: esisterei io senza l’insieme di tutte queste particolarità?
P. Proprio non ti seguo.
S. Dimmi allora, esiste un uomo che non sia né bello né brutto, né alto né basso, né intelligente né sciocco, che non sia nato in nessuna famiglia, in nessun paese, in nessuna epoca storica?
P. Direi che un simile uomo non può esistere.
S. Quindi io sono io perché ho tutte le mie particolarità e la stessa cosa si può dire di te e di ognuno di noi, concordi?
P. Concordo.
S. Ma come puoi allora parlare di un bambino che è “fortunato” perché nasce da certi genitori, in un certo momento storico, in un certo paese e, potrei aggiungere, bello, sano e forte?
P. Di nuovo fai il sofista.
S. Scusami o nobile Petta, chi era questo bambino prima di diventare “fortunato”?
P. Diciamo che era un feto nel ventre materno, e prima un embrione.
S. Certo, ma questo embrione aveva o non aveva un certo patrimonio genetico?
P. Penso di si
S. Era nel ventre materno hai detto
P. Si
S. Ma la madre che lo portava in seno non apparteneva ad un certo strato sociale, non viveva in un certo paese…?
P. Ma si!
S. Quindi sin dall’inizio quel bambino era “fortunato”! Non era un ente privo di particolarità, cui successivamente sia capitata una “fortuna” che occorra ora redistribuire…
P. Basta o Socrate! Non ne posso più dei tuoi sofismi! Cosa intendi dire, che non si debbano aiutare coloro che hanno di meno?
S. Certo che li si deve aiutare, ma questo nulla ha a che vedere con la restituzione di quanto si ha avuto dalla “fortuna”, cioè da come ci hanno fatto madre natura e i nostri genitori. E questo perché nessuno esiste al di fuori di come madre natura e genitori lo hanno fatto.
P. Discorsi astrusi, mi fai venire il mal di testa.
S. Discorsi assai semplici a mio parere. Io non ho avuto la “fortuna” di nascere in una certa famiglia perché sono io proprio in quanto nato in quella famiglia.
P. E come vorresti allora aiutare chi ha meno?
S. Non con l’imposta di successione, a mio parere.
P. E perché mai?
S. Mi pare che l’imposta di successione favorisca comportamenti anti sociali e finisca per non aiutare affatto i giovani.
P. E perché mai?
S. Concordi con me, o Petta,, se dico che noi uomini siamo esseri finiti, limitati?
P. Che discorsi, concordo.
S. Ed è vero che molto di ciò ce facciamo va oltre l’orizzonte temporale della nostra vita?
P. Si, concordo.
S. Concorderai allora se dico che la possibilità di lasciar qualcosa in eredità ai propri figli è un formidabile incentivo che spinge tutti a migliorare la propria posizione.
P. Non so, può essere ma può anche non essere.
S. Dimmi o illustre amico, se tu sapessi che domani gran parte del patrimonio ti verrà tolta faresti un investimento o spenderesti tutto o quasi ciò che hai?
P. Io ho un altissimo senso civico, non sono un gretto egoista come tanti miei rivali politici. Quindi ti rispondo: investirei, per il bene del paese.
S. Nobilissimo il tuo atteggiamento! Però… tu pensi che la gran maggioranza di chi ha fondi da investire si comporterebbe come te?
P. Non saprei…
S. E’ sensato pensare che moltissimi sarebbero disincentivati ad investire?
P. Direi che lo è.
S. E che molti si darebbero alle spese pazze?
P. Direi di si.
S. Quindi ci sarebbe in ogni caso una riduzione degli investimenti, concordi?
P. Forse…
S. Hai appena ammesso che pochi hanno il tuo nobilissimo senso civico, amico mio.
P. E’ vero…
S. Quindi moltissimi reagirebbero alla imposta di successione facendo più spese pazze e riducendo gli investimenti.
P. Lo ammetto.
S. E questo darebbe ai giovani maggiori o minori possibilità di lavoro?
P. Direi minori…
S E non credi che il vero interesse dei giovani non sia di avere un po’ di soldi in tasca per un po’ di tempo, ma un lavoro?
P. Certo che lo penso.
S. Vedi dunque che la tua imposta di successione avrebbe effetti negativi proprio su coloro che, a tuo parere, dovrebbero esserne i beneficiari.
P. Discorsi molto astratti i tuoi. Di fatto non proponi niente per aiutare chi ha bisogno.
S. Si possono incentivare fiscalmente gli imprenditori che assumo, ridurre le tasse sul lavoro, lo stato può usare i propri fondi per contribuire alla costruzione di infrastrutture che favoriscano lo sviluppo, quindi il lavoro. Una mancia, pardon, una dote ai diciottenni invece non risolve alcun problema e l’imposta di successione disincentiva gli investimenti, come abbiamo insieme stabilito.
P. Tu criminalizzi questa imposta, in fondo esiste anche negli Stati Uniti.
S. Non amo criminalizzare nulla e nessuno. Ci può anche stare una imposta di successione in sistemi come quello americano dove la pressione fiscale è molto più bassa che da noi. E poi, tu hai criticato molte volte il sistema americano, com’è che ora lo porti ad esempio?
P. Basta con le inutili polemiche! Insisto, tu criminalizzi questa imposta e dimentichi che io non ho proposto di togliere tutto il patrimonio ai ricchi, solo una parte. Sono un moderato io.
S. Ti ripeto che non criminalizzo nulla, mi limito ad analizzare e a criticare. E, ribadisco, in un sistema fiscale diverso, meno opprimente, una imposta di successione potrebbe anche starci, anche se io la considero comunque negativa. Piuttosto, sono gli argomenti con cui tu la difendi, questa imposta, ad apparire estremamente pericolosi, indegni di un moderato quale tu dici di essere.
P. Spiegati, mi sembra che tu parli per enigmi.
S. In base agli argomenti con cui hai difeso l’imposta avresti dovuto proporre il quasi totale esproprio dei patrimoni dei ricchi e non solo dei ricchi.
P. E perché mai?
S. Hai detto che i figli dei ricchi nulla fanno per meritare l’eredità quindi che questa è un ingiusto privilegio, vero?
P. Vero.
S. Poi hai detto che nasciamo tutti uguali ma la “fortuna” ci rende disuguali e che questo è un privilegio ingiusto e che coloro che hanno devono “restituire” ciò che la fortuna ci ha loro dato ingiustamente, è vero?
P. E’ vero
S. Ma è o non è vero che si deve “restituire” qualcosa alle persone cui qualcosa è stata sottratta ingiustamente, diciamo pure rubata?
P. Vero.
S. Dal che si deduce che chi ha molto ha rubato a chi non ha, ne convieni?
P. Ne convengo.
S. E dimmi ora, se io ti rubo 100 quanto ti devo restituire, 100 o 10?
P. !00, è ovvio.
S. E ti devo restituire 100 anche se non sono ricco sfondato?
P. Si, devo restituire 100 in ogni caso. Tu però ti appigli alle parole, o Socrate. Lasciamo perdere la parola “restituire”, limitiamoci a dire che chi ha molto lo possiede ingiustamente e tutto si risolve.
S. Non mi pare. Dimmi, se io ho 100 mentre dovei avere 10, devo restituire 90 oppure 10?
P. 90 direi.
S. E se ho 50 mentre dovrei avere 10 devo restituire 10 o 40?
P. 40 direi.
S. E se ho 30 mentre solo 10 dovrei avere, devo restituire 20 o 10?
P. 20.
S. Come vedi, se davvero chi ha lo ha ingiustamente non basta che restituisca una piccola parte, deve restituire quasi tutto.  E se poi ciò che ha lo ha rubato ad altri deve restituire tutto. E questo non vale solo per chi ha moltissimo, vale anche per chi ha abbastanza, o non troppo poco, Vale per i ricconi come per il ceto medio, per chi è appena un po' benestante, per un sacco di gente insomma. Chi ha ingiustamente deve restituire tutto ciò che ingiustamente ha, quale che sia il suo reddito. Perché allora vuoi una imposta del 10 o del 20 per cento, e solo per i ricconi? Dovresti chiederne una del 90 o del 100 per cento, estesa a moltissimi, se fossi coerente e prendessi sul serio ciò che dici!
P. Basta! Mi fai venire il mal di testa!
S. Mi spiace molto. Possiamo ancora approfondire il discorso, se vuoi.
P. Non ne posso più Socrate! Sei un sofista! Ho un terribile mal di testa! Me ne vado!
S. Resta nobile amico!
P. Meglio di no.


 

3 commenti:

  1. Bello, ma troppo lungo. Potevi ridurlo....

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  2. mi ricorda un po' il dialogo di Socrate e il vivaista...... non mi pare l'avessi scritto tu, malo stile è quello.

    brano meraviglioso davvero, devo però ritrovarlo nei meandri della rete

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