venerdì 8 aprile 2022

RESA E REALISMO


E’ dal primo minuto di guerra che una schiera di giornalisti, scrittori, esperti in geopolitica e gastronomia, intellettuali, filosofi, ballerine e cabarettisti strilla: “resa! Resa!”.
Fosse per loro la guerra sarebbe finita da un pezzo. Zelens’kyj con tutta probabilità penzolerebbe da una forca e l’Ucraina sarebbe rientrata a vele spiegate nell’impero russo (o sovietico).
Non intendo dilungarmi troppo sul valore etico di una simile “soluzione” del conflitto. In fondo, chi se ne frega dell’Ucraina? Confina con la Russia e deve tenerne conto in nome del “realismo” perbacco! La Polonia confinava con Germania ed URSS, non ha voluto tenerne conto ed avete visto cosa le è successo? Chi confina con i cattivoni deve diventare colonia dei cattivoni… è tanto semplice (e se coi cattivoni ci confinassimo NOI?). Quanto a Zelens’kyj… beh… sono convinto che la sua impiccagione causerebbe a qualche “pacifista” piccoli orgasmi. Ognuno ha gli orgasmi che si merita.
Lo ripeto, tralasciamo gli svolazzi etici, pensiamo al realismo. Parliamo delle conseguenze di questa tanto agognata resa di quei rompipalle di ucraini.
Avremmo la “pace”? Io credo di no.
In primo luogo non credo che la resa farebbe cessare le ostilità in Ucraina. Quei “nazisti” di ucraini pare non vogliano proprio saperne di tornare sotto il dominio russo. La resa che i vari Capuozzo, Feltri, Liguori invocano di continuo sarebbe seguita dall’esplodere di una guerriglia che l’occidente non potrebbe esimersi dall’aiutare qualche modo. L’Ucraina diverrebbe una zona di altissima instabilità, una sorta di Afghanistan in Europa. Altro che “pace”!
La Russia dal canto suo non si fermerebbe all’Ucraina. Putin ha già detto chiaro e tondo che se la Svezia si provasse ad entrare nella Nato sarebbero guai, non parliamo poi della Finlandia. Ha già avanzato mire sulla Moldavia, e pretende concrete azioni di disarmo da parte degli stati baltici. Del resto proprio la resa dell’Ucraina spingerebbe al riarmo Moldavia e stati baltici, e Svezia e Finlandia a pensare seriamente ad un ingresso nella Nato, unica garanzia per la loro sicurezza.
La resa in altre parole aumenterebbe probabilmente l’instabilità e quindi i rischi di nuove guerre.
Questo, mi sembra, ci dice il “realismo”, perché una analisi realista deve tener conto di TUTTE le variabili. La prepotenza di Putin, certo, ma anche l’ostilità degli ucraini, le paure della Finlandia, della Moldavia e degli stati baltici. Se no il “realismo” cessa di essere tale e diventa pura e semplice speranza che tutti si adeguino alla pretese della Russia. Qualcosa di molto poco realistico.

 

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