Chi
dice che "bisogna tener separate le vicende giudiziarie e l'azione di
governo" dice una stronzata colossale. Sono VENTI E PIU' anni che
giustizia e politica sono in Italia strettamente legate fra loro.
Tangentopoli è stata una "personale vicenda giudiziaria di Craxi e di
pochi altri"? La distruzione del più vecchio partito italiano e del
partito che, bene o male, ha governato l'Italia per quasi
mezzo secolo è stata una vicenda giudiziaria da non confondere con la
politica? E' una "personale vecenda giudiziaria" l'"attenzione" che da
quasi 20 anni la magistratura dimostra per Berlusconi, e che ha portato
il leader del centro destra a sostenere oltre 35 PROCESSI? Non ha nulla a
che vedere con la politica il fatto che la stragrande maggioranza delle
inchieste abbiano riguardato partiti dell'area del centro destra e che
le poche inchieste a carico di uomini della sinistra si siano svolte, e
si svolgano, in maniera super garantista, senza grancasse mediatiche?
Certo, IN QUESTO MODO dovrebbero svolgersi TUTTE le inchieste, ma in
Italia la discrezione c'è solo, casualmente, sui MILIARDI del
MONTEPASCHI.
Letta ce l'ha fatta e il cavaliere ha subito la
sua prima sconfitta POLITICA. Ormai manca, direi, della lucidità
necessaria per continuare a lottare, meglio farebbe, a 77 anni, a
passare la mano.
Si può dire che chiunque, nelle sue condizioni,
mancherebbe di lucidità. E vero, ma qui non si tratta di assolvere o
condannare qualcuno, solo di valutare quali possibilità di successo
abbia la sua ulteriore permanenza in politica. Mi sembra che oggi siano
vicine allo zero, purtroppo.
Il cavaliere è stato sconfitto
perché tradito da una parte dei suoi, si potrebbe dire. Ammettiamolo
pure. Resta il fatto che un buon leader deve sapere di che pasta è fatto
il suo partito, esattamente come un buon generale deve sapere di che
pasta sono fatti i suoi ufficiali, prima di ingaggiar battaglia. La
pasta di cui è fatto il pdl non è di prima qualità, occorre ammetterlo
una volta per tutte.
Gli scissionisti, o semi scissionisti, del
Pdl hanno fatto, più o meno, il seguente ragionamento: "Il nostro
leader è stato oggetto di una aggressione giudiziaria ingiusta, però la
crisi è sempre più grave, la priorità è fronteggiarla. Fra la difesa di
un leader ingiustamente condannato e la salvezza dell'economia noi
scegliamo, a malincuore, la seconda opzione". Si tratta di una posizione
ragionevole. Solo, parte da una premessa sbagliata. E la premessa
sbagliata è che il governo Letta possa davvero far fronte in maniera
adeguata alla crisi economica. Questo non è avvenuto e non avverrà.
Letta si muove entro i limiti invalicabili che gli sono stati imposti
dall'"Europa" a guida tedesca, non può ridurre seriamente la spesa
pubblica senza scatenare la reazione del sindacato e delle componenti
più "sinistre" del suo partito. Può solo aumentare la pressione fiscale.
La crisi continuerà ad aggraversi, Letta o non Letta, sia o non sia
Berlusconi senatore, sia o non sia Berlusconi libero o in galera.
Purtroppo.
Nessun commento:
Posta un commento