mercoledì 16 ottobre 2013

UNA PROPOSTA UN PO' PROVOCATORIA, MA SERIA





Il “Sole24 ore”, una fonte abbastanza insospettabile, dice che l'operazione “mare nostrum” ci costerà più di dieci milioni di euro al mese, 120 milioni all'anno quindi, non una bazzecola, per i tempi che corrono.
Quali sono i fini di questa operazione? I clandestini soccorsi saranno subito riaccompagnati ai paesi d'origine? Non lo credo e comunque una simile eventualità non è prevista, mi pare. Il ministro Alfano ha dichiarato che “l
e persone soccorse da navi italiane non saranno necessariamente portate in Italia”. Ora, se la logica e la grammatica hanno ancora un senso, dire che “non necessariamente” le persone soccorse verranno portate in Italia lascia intendere che questo avverrà nella gran maggioranza dei casi, un po' come dire che “Non necessariamente i nazisti odiano gli ebrei”, lascia intendere che “normalmente” li odiano.
Quanto tempo durerà questa operazione? La cosa appare molto misteriosa. Di nuovo, se la logica ha un senso, una simile operazione dovrebbe durare fino a che durano i cosiddetti “viaggi della speranza”, dovrebbe cioè avere durata indeterminata. E' vero che con l'inverno i viaggi diminuiscono di numero, però è anche vero che con la cattiva stagione aumentano i pericoli di naufragio, il che rende ancora più necessario il pattugliamento. Inoltre, sapere che ci sono navi pronte a portarli in Italia spingerà un numero sempre maggiore di aspiranti clandestini a tentare l'avventura. Quindi “mare nostrum” appare a tutti gli effetti una missione di cui non si può prevedere il termine.
Missione costosissima quindi e a tempo indeterminato. Inoltre missione che, malgrado le rassicurazioni, è destinata ad incrementare le partenze. A questo punto mi permetto di fare una proposta, fra il serio ed il provocatorio.

Potremmo istituire una linea Lampedusa nord Africa che abbia il compito specifico di portare i clandestini in Italia. Si prenda una nave traghetto della “Tirrenia” o della “Grimaldi” le si facciano fare diciamo, due, tre viaggi alla settimana. Parte vuota da Lampedusa, o da Palermo, o da un altro porto del sud Italia, raggiunge un determinata località del nord Africa, carica e “migranti” e li porta in Italia. Una simile soluzione sarebbe:
PIU' ECONOMICA. Non sono un esperto ma far fare due, tre viaggi alla settimana ad un traghetto di linea costa certamente meno che pattugliare con tre, o cinque, navi, aerei, elicotteri e droni uno spazio marino molto vasto. Inoltre, come si sa, i “migranti” pagano oggi alcune migliaia di euro agli scafisti, quindi sarebbe possibile chieder loro di pagare un prezzo, molto scontato, per il trasporto, che so, un centinaio di euro a testa. Questo farebbe risparmiare noi e loro. Non solo, arrivati in Italia dopo un viaggio confortevole e con un po' di centinaia di euro in tasca i “migranti” avrebbero meno bisogno di aiuto, il che consentirebbe ulteriori risparmi.
PIU' SICURA . Malgrado i pattugliamenti i naufragi sono sempre possibili, tanto più che gli scafisti cercherebbero di evitare le navi da guerra italiane. Se si inaugura una linea di traghetti per “migranti” i rischi praticamente scompaiono, un viaggio della speranza diventa rischioso quanto un viaggetto turistico in Sardegna.
PIU' COMODA. Viaggiare su una carretta del mare è peggio che farlo su una nave della “Tirrenia” anche se le navi della “Tirrenia” non sono il massimo come comodità. Comunque, la si potrebbe sostituire con una nave della “Grimaldi”, di certo più comoda e confortevole.

La soluzione “traghetto per i migranti” è quindi preferibile, sotto tutti i punti di vista, ad una operazione come “mare nostrum”. Perché allora non la si pone in essere? La risposta è semplicissima: perché una simile, ragionevole, soluzione metterebbe a nudo l'ipocrisia dei “buoni”. Istituire una linea di traghetti per andare a prendere i “migranti” a casa loro vorrebbe dire ammettere che si è fatta propria la politica della accoglienza indiscriminata, delle porte aperte senza limiti, regole o filtri. Mandare una motonave a prendere i clandestini a casa loro vorrebbe dire ammettere che per noi loro non sono più clandestini, che tutti possono entrare in Italia: centomila all'anno magari, ma anche un milione, dieci milioni, noi siamo “buoni”, accogliamo tutti. Accogliamo tutti anche se questo ci impoverisce, e ci impedirà in prospettiva di aiutare qualcuno, anche se questo aumenta l'area della illegalità e della insicurezza, fornisce manovalanza alla delinquenza organizzata ed al terrorismo, smantella i pilastri della nostra cultura.
L'ipocrisia è dura a morire. La politica delle porte aperte la si attua mascherandola da politica umanitaria, non si ha il coraggio di metterla in atto apertamente, senza veli e reticenze. Ecco perché i “migranti” dovranno continuare a viaggiare, e a rischiare , sulle “carrette del mare, non su una comoda motonave.

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