Non è possibile non provare un forte, sincero sentimento di umana pietà per gli sventurati morti mentre cercavano di raggiungere le nostre coste.
Ma mi riesce difficile non provare irritazione di fronte allo spettacolo dello scatenarsi dell'umana ipocrisia.
Vergogna, si è detto, ma chi deve vergognarsi e perché?
Dobbiamo vergognarci NOI che abbiamo sempre aiutato chi cercava, illegalmente, di entrare nel nostro paese? Dobbiamo vergognarci per il fatto di essere faticosamente riusciti a costruirci un po' di benessere, oggi molto a rischio? Dobbiamo vergognarci per essere diventati il punto di riferimento di tanti disperati?
O dobbiamo vergognarci perché non andiamo a prendere i clandestini direttamente a casa loro e non provvediamo noi al viaggio? O deve vergognarsi chi di noi pensa che NON si possa accogliere tutti, chi fa notare che se tutti gli sventurati del mondo venissero da noi l'unico risultato sarebbe che tutti, noi e loro, saremmo sventurati?
L'immigrazione clandestina è da sempre, ovunque, legata a tragedie come quella di oggi. I morti di oggi sono l'altra faccia del degrado di tante nostre città, del crescere della criminalità e della insicurezza, ovunque.
Non basta fare discorsi buoni e leggermente ipocriti, occorre mettere in atto politiche efficaci e realistiche. E la politica delle porte aperte non è efficace; né realistica, non è neppure buona. E solo ipocrita ed ideologica.
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