lunedì 9 marzo 2015

I NUOVI CENSORI




Ascoltavo giorni fa una solerte giornalista di uno dei tanti TG. Diceva, più o meno, questa signora: “abbiamo deciso di non mostravi più alcuna immagine dei crimini dell'Isis. Non vogliamo che il nostro notiziario diventi uno strumento di propaganda di questi assassini”.
Non ho intenzione di iniziare un discorso, inevitabilmente lungo e complesso, sulla censura e sulla libertà di informazione. Né spendo troppe parole per sottolineare il paternalismo leggermente viscido di tanti giornalisti: “Abbiamo deciso di non mostrarvi...” ecco, loro decidono ciò che noi possiamo o non possiamo vedere. Loro sono adulti, noi bambini, bambini da educare; e loro, i signori giornalisti, sono gli educatori, nostri e dei nostri figli. Ma, lasciamo perdere. E dedichiamo due parole alla questione centrale.


Davvero far vedere immagini delle violenze dell'Isis significa far propaganda a suo favore?
La cosa è molto strana, ammettiamolo. Di solito mostrare la violenza del nemico significa far propaganda contro il nemico. Qualcuno potrebbe dire che mostrare le foto dei mucchi di cadaveri trovati nei campi di sterminio, e dei forni, e delle camere a gas fosse propaganda filo nazista? Si portano le scolaresche a visitare Auschwitz per propagandare l'ideologia hitleriana? Non scherziamo per favore!
E' vero, l'Isis ha molti simpatizzanti che gioiscono vedendo quanto “bravi” siano i tagliagole, considerano “grandi vittorie” i loro crimini e sono tentati dall'idea di arruolarsi nelle loro fila. Ma gli ardori di questi signori non saranno certo fatti sbollire con un po' di censura, che l'Isis ha comunque gli strumenti per aggirare.
Se entrassimo nell'ottica di censurare la violenza dei tagliagole per non incoraggiare eventuali reclutamenti, dovremmo evitare non solo di diffondere immagini, ma anche di dare notizie. Sull'Isis e sulle sue attività dovrebbe calare una totale cappa di silenzio ed i primi a farne le spese saremmo noi. Noi occidentali, noi democratici, di destra o di sinistra, noi liberali, non loro, i tagliagole fanatici. E si, perché per batterli, i tagliagole, occorre avere la piena consapevolezza della loro pericolosità, occorre sapere chi sono, cosa fanno, quanto sono pericolosi.
L'Isis ha il suo target: mostra la sua violenza per reclutare in certi settori del mondo islamico comunque già assai sensibili alle sirene della sua propaganda. Chi rifiuta il fondamentalismo assassino ha un target ed un compito diametralmente opposti. Deve mostrare al mondo la violenza dell'Isis per far crescere ovunque la consapevolezza della sua pericolosità. Per un fanatico che si fa attrarre dall'immagine di uno sgozzamento ci sono centinaia, migliaia di esseri umani che ne restano sconvolti ed iniziano a rendersi conto che i tagliagole vanno combattuti, senza se e senza ma.
Ma forse è proprio questo il vero timore dei nuovi censori. Temono che mostrare la violenza dei fanatici faccia il gioco non tanto dell'Isis, quanto di chi lo vuole combattere sul serio. Le immagini della violenza fondamentalista di certo non giovano a chi con l'Isis vuole “dialogare”, a tutti coloro che ritengono si possa “elevare il terrorista al rango di interlocutore”.
I nuovi censori non hanno a cuore le sorti della nostra civiltà, solo quelle del buonismo zuccheroso che ci impedisce di difenderla.

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