domenica 5 marzo 2023

MORTE DI UN TIRANNO

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Settanta anni fa, il 5 marzo 1953 moriva Giuseppe Stalin.
Anche sulla sua morte, come su tanti episodi della sua vita ci sono ancora parecchie ombre.
Stalin va a dormire nella sua dacia la sera del 28 febbraio. La mattina non si alza. Poco male, dicono le sue guardie del corpo ed i burocrati che alloggiano nella sua amplissima e confortevole abitazione. Capita spesso che il dittatore si alzi decisamente tardi.
Passa il tempo, qualcuno si preoccupa, ma nessuno intende assumersi la responsabilità di svegliarlo. Con Stalin non si sa mai...
Passa altro tempo. Nessuno sa cosa fare. Il capo del servizio di sicurezza chiama alti dirigenti del partito. Non sanno cosa suggerire.
Infine si decidono. Alle 22,30 del primo marzo un coraggioso entra nella stanza in cui il padre dei popoli riposa. Lo trova disteso per terra, sta malissimo.
Scoppia il caos. Nella dacia arrivano tutti gli altissimi dirigenti del partito. Non sanno cosa fare. Ogni scelta potrebbe rivelarsi erronea e nella Russia di Stalin chi commette errori è subito qualificato “traditore antisovietico”, "spia" e, soprattutto “fascista”.
Si deve chiamare un medico? E se poi il medico sbaglia la cura? E… quale medico? I migliori medici di Mosca sono tutti internati in piacevoli gulag…
Infine, nel pomeriggio del 2 marzo i medici arrivano, ma possono fare molto poco ormai.
Stalin muore di una morte orribile, praticamente soffocato. Muore pieno di odio nei confronti dei suoi tirapiedi: sa bene che non aspettano altro che la sua morte per iniziare a contendersi il potere. Muore dopo una lenta agonia il 5 marzo. In tutto il mondo la stampa comunista esce listata a lutto e lo esalta come il più grande amico dei lavoratori e degli intellettuali.
Lo storico sovietico Roj Medved, lo si può definire un comunista riformatore, un “gorbacioviano”, non certo un anticomunista “viscerale” afferma ne ”lo stalinismo” che le vittime, dirette ed indirette, di Stalin e della sua tirannia, sono circa 22 MILIONI.
Per esemplificare telegraficamente la natura del regime staliniano mi permetto di riportare un brano di un mio precedente post, presente nel “blog di Giovanni”:
“Nel 1954 Kruscev volle che fosse fatto uno studio sugli “eccessi” dello stalinismo nel trentennio precedente. Da questo studio, assolutamente ufficiale, risulta che nei 30 anni oggetto di analisi sono state eseguite in URSS 642.980 sentenze di morte”.
Non si tratta ovviamente di tutte le vittime del comunismo staliniano. Non si parla dei morti, circa 5 milioni, forse 7, dell’holodomor ucraino, delle vittime della collettivizzaione in altri stati dell'URSS, delle vittime delle deportazioni di intere popolazioni o dei morti di fame, freddo e stenti nei gulag e nelle piacevoli località di confino. No, quelle 642.980 esecuzioni sono state precedute da “processi “ e da sentenze. Tutto “regolare” insomma: in media 21.432 persone all’anno, oltre 57 AL GIORNO, sempre in media. Le medie porò conoscono alti e bassi: sempre Roy Medved ricorda ne “lo stalinismo” che durante le grandi purghe venivano fucilate, nella sola Mosca, più di 1000 (MILLE) persone AL GIORNO!
Un’orgia di sangue per costruire un regime che alla fine è miseramente imploso su se stesso.
Il tragico è che la Russia post comunista continua ad essere governata da persone che si sono formate politicamente durante il comunismo ed hanno costruito una società ed una organizzazione politica che ne conserva alcune importanti caratteristiche.
In molti ripetono, rivolti all’attuale presidente del consiglio, che occorre fare i conti col passato. Però, forse i conti col passato devono cominciare a farli quelli che li chiedono ad altri e fanno finta che una delle più sanguinose tirannidi della storia non sia mai esistita, quando addirittura non la esaltano.

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