lunedì 6 marzo 2023

GLI ALTRI MIGRANTI

 

La sinistra no border, i teorici di un mondo privo di confini e polizie di frontiera hanno stranamente un atteggiamento negativo nei confronti di uno specifico caso di migrazione di massa. Quello che ha dato vita, nel 1948 allo stato di Israele.
Nella storia i fenomeni di migrazione di massa hanno avuto esiti diversi: catastrofici in alcuni casi, progressivi in altri, quasi sempre tuttavia i nuovi venuti hanno commesso atti di violenza e sopraffazione nei confronti delle popolazioni locali. Da questo punto di vista la migrazione degli ebrei in medio oriente presenta particolarità uniche, di cui stranamente i no border di oggi sembra non si vogliano proprio rendere conto.

Gli i migranti ebrei raggiungevano una terra che era stata loro ed in cui era da sempre presente una comunità ebraica, sia pure minoritaria.
Sbarcavano in un territorio in larga parte desertico, privo di ricchezze naturali, in cui non esisteva e per un paio di millenni non era mai esistito alcuno stato, meno che mai uno stato nazionale.
Non esisteva neppure un movimento nazionalista che reclamasse la costruzione su quella terra di uno stato palestinese. La organizzazione per la liberazione della Palestina nasce nel 1964, ben 16 ani dopo la fondazione dello stato di Israele. Quando iniziarono le migrazioni di ebrei nessuno pensava alla costruzione di uno stato palestinese.
I migranti ebrei non rubarono nulla a nessuno. Nessuno venne espropriato, nessuno cacciato a forza dalla sua terra, nessuno rinchiuso in “riserve”. I nuovi venuti ebrei COMPRARONO le terre in cui si insediarono.
Gli ebrei non cercarono di imporre ai locali la loro cultura. Chiesero ed offrirono collaborazione, si dissero disposti a mettere a disposizione dei locali le loro notevolissime conoscenze tecniche e scientifiche.
I migranti ebrei non cercarono di imporre a nessuno la loro fede, non chiesero abiure, non imposero conversioni forzate.
Diedero vita ad uno stato in cui tutte le fondamentali libertà sono riconosciute e tutelate. Gli arabi israeliani sono rappresentati in parlamento, votano loro partiti, nessuno attenta alla loro libertà religiosa. Israele non supera le dimensioni della Lombardia. Eppure ci sono in esso più di 200 moschee. Quante sinagoghe ci sono a Gaza? O in Iran? O in Siria?
Israele è l’unico stato nato in seguito alla decisione di un organismo che tutela, bene o male, spesso più male che bene, il diritto internazionale. Un caso unico nella storia.
Infine, cosa di enorme importanza, la creazione dello stato di Israele ha dato una patria ed offerto protezione al popolo più perseguitato della storia, reduce da un genocidio di proporzioni immani che è stato tuttavia solo l’ultimo di una serie di atti di feroce violenze perpetrati ai suoi danni.

I no border, quelli che detestano frontiere e confini, dovrebbero guardare con benevolenza al processo migratorio che ha dato vita allo stato di Israele, dovrebbero sottolineare le circostanze abbastanza eccezionali della sua nascita. Invece no. Israele è nato da una migrazione quindi (QUINDI!!!) non ha diritto di esistere. La sua sola esistenza costituisce una prevaricazione nei confronti dei palestinesi. In realtà nel 1948 nessuno parlava di palestinesi, lo scontro fu fra Israele e stati arabi. In realtà oggi un palestinese che abbia simpatie per la cultura occidentale, o che sia omosessuale, o una donna palestinese godono di molta più libertà in Israele che a Gaza, ma questi per gli attuali no border sono solo “dettagli”. Loro sono per i palestinesi, sempre e comunque, non perdonano ad Israele il delitto di essere nato.
Come mai una cosa tanto strana? Semplice. Israele è uno stato occidentale, i suoi nemici sono occidentali che odiano l’occidente. Collocati a sinistra come a destra sono dei malati di ideologia. Pronti a sostenere oggi qualsiasi flusso migratorio, incuranti delle conseguenze catastrofiche che questo può avere, non perdonano le migrazioni di 70, 80 o 100 anni fa, che videro spesso protagonisti gli scampati ai campi di sterminio nazisti.
L’ideologia è davvero una malattia, molto grave.

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