"Da tutta questa vicenda è uscito vittorioso Berlusconi (…) che sta imponendo le sue condizioni, mentre il Pd è andato a raccomandarsi al Colle, e poi ha dato di nuovo spettacolo (...)
Non posso mettere fra parentesi il fatto che la larga intesa si fa con il responsabile dello sfascio e della regressione culturale e politica di questo Paese"
Sono dichiarazioni di Stefano Rodotà, intervistato dal “Manifesto”. Dichiarazioni molto interessanti, e rivelatrici di una mentalità. Per questo giovanotto si sarebbe dovuto eleggere il capo dello stato per impedire la “vittoria di Berlusconi”. Si tratta senza dubbio di una interpretazione molto personale del dettato costituzionale. Ma ancora più rivelatrice è la allusione alla “regressione culturale”. La evoluzione, come la involuzione, culturale di un paese è un processo molecolare, riguarda il graduale affermarsi nella società civile di certe idee, usi e costumi, valori. Tutte tendenze che possono essere favorite o combattute con le armi della persuasione e del dibattito, ma che riguardano solo indirettamente la politica, e non possono certo trasformarsi in programma di un governo, meno che mai guidare l'operato di un presidente della repubblica. Ma il libertario Rodotà ama probabilmente la cultura imposta dall'alto, magari da qualche sano ministro dell'educazione popolare. L'autonomia culturale della società civile per lui non esiste, probabilmente. E' proprio il diffondersi di idee di questo tipo, assolutamente illiberali e, nel profondo, anche assai poco democratiche, un aspetto di quella “regressione culturale” del paese che certo esiste, ma ha origini e caratteristiche del tutto opposte a quelle a cui accenna Rodotà.
"In quest'ultimo tranquillo week end di vomito è successo un fatto straordinario. Di fronte a Montecitorio era assiepata una folla inferocita per l'ennesimo sberleffo del potere. Per l'inciucio conclamato, per il matrimonio osceno tra due amanti, il pdl e il pdmenoelle, che copulavano da vent'anni. Per la nomina di un ottuagenario spacciata come "gesto di responsabilità". L'estremo bacio della pantofola a un signore presente in Parlamento dal 1953 (un sessantennio, nozze di diamante con la politica) che cazzia i partiti come se lui non ne fosse la più alta e storica testimonianza.”
Questa invece è una citazione dal blog di Beppe Grillo: un possibile accordo fra due forze politiche è trasformato in “matrimonio osceno”, preceduto da una “copulazione” durata venti anni.
Ci sono da dire solo tre cose, in ordine crescente di importanza.
Prima E' davvero divertente che dei super libertari, dei teorici del matrimonio gay e della libera sessualità usino come sinonimo di cosa sporca, oscena, il termine “copulazione”. I demagoghi passano volentieri dal sesso libero al moralismo bacchettone, fatti loro...
Seconda. Solo degli imbecilli o delle persone in assoluta malafede possono affermare che negli ultimi 20 anni PD e Pdl abbiano “copulato”. Il dramma del paese è stato semmai uno scontro politico caratterizzato dalla mancata, reciproca, legittimazione fra forze politiche contrapposte. In particolare il centro destra, il suo leader ed i suoi stessi elettori sono stati presentati come una banda di malfattori, evasori fiscali, razzisti, nel migliore dei casi imbecilli rincoglioniti dalle TV del cavaliere: forse a questo allude Rodotà quando parla di "regressione culturale". A lui i Santoro, i Travaglio ed i Grillo devono apparire invece dei novelli Kant. E' questo clima di faziosità che ha fatto dell'Italia un paese anormale, trasformando la dialettica politica in uno scontro rabbioso, senza esclusione di colpi, che ha aggravato tutti i problemi, sino a renderli insolubili.
Terza. E' sintomo di una concezione barbara della politica equiparare ogni accordo ad un atto osceno, escludere che si possano fare dei compromessi, delle trattative, delle alleanze più o meno temporanee fra forze politiche diverse. In una democrazia normale governa chi vince le elezioni, le elezioni vere, non quelle tenute in rete. Se nessuna forza politica ha i numeri per governare si indicono nuove elezioni o, nel caso in cui queste non siano possibili, si stringono accordi fra partiti diversi. In questo non c'è nulla di scandaloso, immorale o vomitevole, per usare il linguaggio di Grillo. Una prassi di questo genere fa parte della normale vita democratica dei paesi civili. In quei paesi si stringono alleanze fra forze politiche contrapposte non solo quando nessuno ha i numeri per governare, ma anche in particolari momenti di eccezionale gravità, quando alcuni, limitati, obiettivi diventano essenziali e sono condivisi da tutti. Chi vede in ogni accordo un “inciucio” (sarebbe ora di smetterla di usare questo orribile neologismo) è un manicheo che equipara il confronto e lo scontro politico ad una sorta di guerra civile fra assoluta virtù ed assoluta depravazione. Sappiamo tutti dove hanno portato, in passato, simili concezioni. Potrebbero, anche oggi, portarci ad esiti egualmente drammatici.
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