martedì 2 aprile 2013

L'IMMUNITA' PARLAMENTARE



Esiste in tutti i paesi dell'occidente, ma se in Italia se ne parla le proteste toccano il cielo. La prevedeva la Costituzione che, all'articolo 68, così recitava:
Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del

Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale; né può essere

arrestato, o altrimenti privato della libertà personale, o sottoposto a perquisizione

personale o domiciliare, salvo che sia colto nell'atto di commettere un delitto per

il quale è obbligatorio il mandato o l'ordine di cattura.”
Questo articolo è stato modificato, come si sa, in seguito allo scandalo di tangentopoli. Ora è possibile sottoporre un parlamentare a procedimento penale, esistono solo dei limiti alla sua carcerazione preventiva:
“Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza”
Andrebbe aggiunto che la carcerazione preventiva non dovrebbe essere applicata nei confronti di nessuno, se non in casi di particolare, comprovata gravità.

In Gran Bretagna i parlamentari non possono essere arrestati, ma sono sottoposti a i poteri sanzionatori della Camera di appartenenza. La regina è insindacabile e gode di immunità assoluta.
In Francia il presidente della repubblica è totalmente irresponsabile, può essere giudicato solo alla scadenza del mandato. In Germania i parlamentarinon possono essere arrestati o privati in altro modo della libertà senza l'autorizzazione del Bundestag.
Negli Stati Uniti senatori e deputati non possono essere arrestati se non per alto tradimento, rispondono però di fronte ai “comitati etici” della loro camera di appartenenza. Il presidente non è giudicabile dalla magistratura ordinaria ma solo dal congresso in seduta comune.
I membri del parlamento europeo infine non solo non possono, com'è ovvio, essere “ricercati, detenuti o perseguiti a motivo delle opinioni o dei voti espressi nell'esercizio delle funzioni parlamentari” ma sono immuni “da ogni misura detentiva e da ogni procedimento giudiziario”, oltre che a godere “dell'immunità riconosciuta ai membri del Parlamento, sul territorio nazionale”, insomma, nei loro confronti vale una doppia immunità.

In tutto il mondo civile esiste l'immunità parlamentare, solo da noi non se ne può neppure parlare. “Tutti i cittadini sono uguali” si sente strillare non appena se ne accenna. Perché Tizio può essere indagato e magari messo in carcere, anche prima della sentenza definitiva, e un politico invece no? Se un magistrato può fare intercettare il signor Rossi, e può indagare su di lui, e può farlo arrestare, perché mai non dovrebbe poter fare lo stesso col presidente del consiglio? O magari con quello della repubblica? Siamo tutti uguali! Se non fosse il capo dei uno stato estero anche il papa dovrebbe potere essere tranquillamente intercettato, magari messo in carcere in attesa di giudizio. Questa si che sarebbe vera uguaglianza dei cittadini!

Di fronte ad argomentazioni di questo tipo non si sa cosa pensare. Chi le fa è sciocco o fa finta di esserlo? Nessuno contesta, ovviamente, il principio delle uguaglianza dei cittadini. Chiunque, se commette un delitto, deve essere punito. Quelle che cambiano sono le procedure inerenti la sua eventuale incriminazione ed il suo processo. Il signor Rossi può essere indagato, intercettato, eventualmente arrestato da un normale magistrato, il capo dello stato no, per lui occorre seguire una procedura particolare. Perché? Per due motivi, elementari.

Il primo: perché il capo dello stato, o un ministro, o il primo ministro, non sono cittadini come tutti gli altri. Piaccia o non piaccia la cosa, sono persone che rappresentano il paese, ed il loro arresto, le stesse indagini che li riguardano hanno enormi conseguenze sulla immagine del paese, sulla sua vita politica e sociale, sulla sua economia. Da nessuna parte nel mondo, all'infuori dell'Italia, un qualsiasi pubblico ministero, può indagare sul presidente del consiglio come se fosse un qualsiasi cittadino, chiederne addirittura la carcerazione. Il capo del governo è all'estero, ad una riunione importantissima di capi di stato. Viene avvicinato da un poliziotto che gli dice: “molli tutto, ci deve seguire, lei si deve presentare in tribunale, è accusato di aver frodato il fisco dieci anni fa”. Qualcuno pensa che ad Obama possa capitare una cosa simile? Solo in Italia l'immagine e il peso internazionale di un paese sono nelle mani di un qualsiasi PM, magari di un ex sessantottino che tiene nel suo ufficio un poster del “Che”.

Il secondo motivo è ancora più evidente. I magistrati detengono il più grande potere che un essere umano possa detenere: quello di privare i loro simili della libertà. E' un potere enorme, superiore allo stesso potere di fare le leggi. E i magistrati sono esseri umani, come tutti gli altri. Hanno le loro idee politiche, come tutti gli altri. E possono essere colti dalla tentazione di usare l'enorme potere di cui dispongono per colpire persone che sono loro lontane politicamente. Non dico che lo facciano o che lo facciano spesso, dico che potrebbero essere tentati di farlo e che occorre tenere a bada questa loro possibile, umanissima, tentazione. Quando si parla di queste cose molti affermano indignati: “i magistrati sono imparziali, il loro compito è di far osservare la legge...” eccetera eccetera. Ammettiamolo pure, ma.. se non fosse così, se a qualcuno di loro venisse in mente, ad esempio, di indagare su un certa persona solo perché gli è politicamente invisa? Se considerasse un "pericolo per la democrazia" questa persona e fosse tentato di usare il suo potere per accusarla di un migliaio di crimini? Questo solo fatto non altererebbe in maniera profondissima l'equilibrio politico del paese? Altro che tutela della divisione dei poteri! Eliminare ogni filtro fra politica e magistratura, permettere a qualsiasi magistrato di incarcerare un parlamentare senza avere avuto la autorizzazione della camera di appartenenza, vuol dire eliminare la divisione dei poteri, conferire ad un potere, quello giudiziario, la possibilità di intervenire pesantemente nella dialettica politica, addiruttura di far politica in prima persona, con gli avvisi di di garanzia e le inchieste giudiziarie. Esattamente quello che da venti anni avviene in Italia.

Certo, la immunità parlamentare rischia di trasformarsi, da strumento di tutela contro la politicizzazione della magistratura, in fattore di impunità per i politici poco onesti, che sono tanti. Ma il problema è quello di trovare i filtri adeguati che eliminino questo rischio, o lo riducano in limiti ragionevoli, non di eliminare ogni filtro, come sostengono i giustizialisti forcaioli di casa nostra. Per colpire i privilegi dei politici si concede un privilegio enorme ai magistrati, si da loro il potere di decidere in ultima istanza, al di fuori di ogni investitura popolare e di ogni controllo, i destini politici e sociali del paese. E questo è l'esatto contrario della uguaglianza dei cittadini. E' molto semplice in fondo, per tutti, meno che per chi ha il cervello annebbiato dalla faziosità e dall'odio.

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