mercoledì 23 marzo 2022

MEMORIA STORICA


La guerra in Ucraina sta diventando qualcosa che molti occidentali proprio non riescono a capire: una guerra di popolo. Una resistenza dura, tenace che unisce la stragrande maggioranza della popolazione e rende agli invasori russi estremamente costosa la sottomissione della nazione ucraina.
Se così non fosse Kiev sarebbe già stata conquistata e Zelen’skyj penderebbe probabilmente da una forca, fra i malcelati gridolini di soddisfazione di qualche occidentale amante della “pace” (preferibilmente quella dei cimiteri).
Gli ucraini NON si vogliono arrendere, questo è il punto. Tanti occidentali amanti della “complessità” forse non lo sanno (e si che sono profondissimi “studiosi”) ma l’Ucraina ha subito un genocidio di dimensioni simili alla Shoah. Si tratta dell’holodomor, il massacro per fame dei contadini ucraini cui il partito comunista sovietico, cioè, in concreto, russo, strappò sino all’ultimo chicco di grano, l’ultima patata, l’ultimo tozzo di pane. Morirono dai 4 ai 7 MILIONI di persone (per inciso, in tempo di PACE), ricomparve il cannibalismo, il granaio d’Europa fu ridotto ad un cumulo di macerie. La criminale politica di Stalin colpì anche i contadini russi, anche se in misura quantitativamente minore e un po’ meno brutale, ma in Ucraina il massacro dei contadini fu accompagnato ed intrecciato con una brutale politica di denazionalizzazione. Fu proibita la pubblicazione delle opere di scrittori e poeti ucraini, cancellati i corsi universitari di lingua e letteratura ucraine, imposta la lingua russa nei libri di testo. Furono chiusi prestigiosi istituti di ricerca, imprigionati ed accusati di “nazionalismo piccolo borghese” migliaia insegnanti, professori, intellettuali. Molti di loro morirono nei gulag. Lo stesso partito comunista ucraino fu sottoposto a purghe spietate perché sospettato di non eseguire con la dovuta fermezza gli ordini staliniani relativi al massacro dei contadini e di essere pervaso da deleteria ideologia nazionalista. Molti suoi leader morirono fucilati, alcuni suicidi.
E non è che dopo le cose cambiarono molto. L’holodomor fu negato sino al crollo del comunismo ed anche dopo. Come le fosse di Katyn divenne qualcosa di cui fino a tempi assai recenti è stato impossibile parlare, qualcosa da rimuovere, dimenticare.
NON dagli ucraini però. Certe cose entrano a far parte della memoria collettiva di un popolo e restano, piaccia o non piaccia la cosa agli angioletti dell’occidente privo di valori forti.
Anche per questo quando ci fu il referendum per l’indipendenza dell’Ucraina questa venne approvata con oltre il 90% dei SI. Venne approvata in TUTTE le regioni del paese, Crimea e Donbas comprese.
Non deve stupire la volontà degli ucraini di RESISTERE. E’ un DATO DI FATTO. I “realisti” invitano sempre tutti a “tener conto” dei dati di fatto. Ebbene, è un dato di fatto che la stragrande maggioranza degli ucraini NON vogliono vivere in uno stato asservito alla Russia di Putin. La cosa può addolorare i “pacifisti”. Non possiamo far altro che dolerci del loro dolore.
Malgrado tutta la retorica della “complessità” le cose sono oggi molto semplici. Possiamo fregarcene della volontà di resistenza degli ucraini, voltarci dall’altra parte e lasciare che gli questi vengano massacrati.
Oppure possiamo aiutarli, con intelligenza, combinando aiuti militari, sanzioni economiche, iniziativa diplomatica, condanna morale, soccorsi umanitari.
A noi la scelta. Ma smettiamola per favore con la vomitevole retorica finto pacifista di cui alcuni sono campioni. Non è vero che non dare armi all’Ucraina fa diminuire i morti, fa solo aumentare i morti ucraini. Se un missile russo sta per colpire un ospedale ucraino i casi sono due: o una batteria antimissile ucraina abbatte il missile russo o questo colpisce l’ospedale.
Questa la realtà vera. Il resto sono chiacchiere.

 

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