sabato 23 marzo 2013

GLI "AMICI DELLA LEGALITA' "

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Felix Zerscinski, primo presidente della Ceka.


Paolo Flores D'Arcais, ex maoista,  ex trotskista, ex craxiano, ex militante del PCI, ex prodiano, ex dipietrista, da sempre e per sempre giustizialista forcaiolo. 



Il decreto n. 361 del 1957, all'articolo 10 afferma: «Non sono eleggibili [...] coloro che [...] risultino vincolati con lo Stato [...] per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica». Nel luglio 1994 alcuni esponenti di centrosinistra presentarono ricorso contro l'elezione di Berlusconi. Nel corso della seduta del 20 luglio 1994 la giunta delle elezioni decise di rigettare il ricorso.

Questa la storia. Ora, dopo che Berlusconi è in politica da circa 20 anni, un gruppo di “democratici” e di persone “amanti della legalità” ci ritenta. Berlusconi per loro è ineleggibile, quindi deve dimettersi da parlamentare. Oggi saranno a Roma a strillare la loro “indignazione” contro il mostro.
Valerio Onida, già presidente della consulta ed uomo vicino al PD, persona quindi “non sospetta” ha dichiarato che: “"Fino ad ora la legge non è stata ritenuta applicabile nei confronti di Berlusconi, visto che non è più il rappresentante legale dell'azienda di cui è proprietario", aggiungendo: “che il Parlamento e il governo si muovano per favorire o per non favorire soluzioni giudiziarie di una singola persona, mi sembrerebbe una brutta degenerazione”.
Il discorso di Onida è ineccepibile. Se cercassero di pensare gli “amanti della legalità” arriverebbero subito ad una conclusione ovvia: le concessioni non riguardano la PERSONA Silvio Berlusconi ma una AZIENDA: Mediaset. Berlusconi sarebbe ineleggibile se avesse qualche incarico in Mediaset, ma tutti sanno, tranne forse Flores D'arcais, che il cavaliere si è dimesso da tutti gli incarichi in mediaset nel momento stesso in cui è sceso in politica. Si aggiunga che oggi Mediaset è quotata in borsa e Berlusconi non ne è, a rigor di logica, il proprietario. Una azienda quotata in borsa è di proprietà degli azionisti, in proporzione al numero delle azioni possedute. Berlusconi è azionista di maggioranza di Mediaset, per renderlo ineleggibile ci vorrebbe una legge che stabilisse la ineleggibilità degli azionisti di maggioranza di aziende beneficiarie di pubbliche concessioni, insomma, di una qualsiasi azienda, visto che in Italia tutto o quasi è sottoposto a pubbliche concessioni. Una simile legge non farebbe che stabilire, in fondo, che gli imprenditori, o coloro che lo sono stati, non sono eleggibili, il che violerebbe il principio costituzionale della uguaglianza dei cittadini. Anche una simile legge comunque avrebbe valore solo PER IL FUTURO, non potrebbe obbligare il cavaliere a dimettersi. Gli “amici della legalità” non lo sanno, ma le leggi NON SONO RETROATTIVE, possono esserlo in un SOLO CASO: se risultano PIU' FAVOREVOLI ALL'IMPUTATO.
In realtà gli “amici della legalità” non hanno neppure una vaga idea di cosa sia una legge. La legge è universale, astratta, formale. La legge NON PUO' essere usata come un'arma per colpire una certa persona, e se capitasse che una maggioranza parlamentare legiferasse per colpirla i suoi provvedimenti non sarebbero, a rigor di logica, leggi.
Quando sento un ceffo come Flores D'Arcais parlare di “legge” mi viene in mente la disposizione del primo capo della Ceka, Felix Zerscinski, relativa al modo in cui condurre le inchieste sui sospetti “controrivoluzionari”:
“Durante l'inchiesta non bisogna cercare la prova che l'accusato abbia agito con azioni o parole contro il potere sovietico. Le prime domande che bisogna porsi sono: a quale classe appartiene? Qual'è la sua origine sociale? Quale è la sua istruzione o professione? Ed è la risposta a queste domande che deve decidere il destino dell'accusato”.
Per qualcuno oggi bisognerebbe fare ancora meno: basterebbe porre la domanda: "come ti chiami?". La risposta a questa domanda dovrebbe stabilire il destino dell'accusato.
Zerscinski era meglio, in fondo, degli Ingroia e dei Travaglio, dei Flores D'Arcais e dei Di Pietro: non si nascondeva dietro al paravento della legge.

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