martedì 19 marzo 2013

IL DISCORSO DISONESTO

La disonestà intellettuale consiste nel mascherare discorsi chiaramente incoerenti o non rispondenti ai fatti in maniera tale che l'incoerenza o la non rispondenza ai fatti vengano ad essere celate. Si avvale di diverse tecniche, qui ne saranno esaminate alcune.

Una prima tecnica può essere definita ELIMINAZIONE DELLE PREMESSE.
Se affermo: Tutti i genovesi sono italiani, Giovanni è genovese”, DEVO concludere “Giovanni è italiano”. Se, date le premesse, concludessi: “Giovanni è australiano” la mia incoerenza sarebbe compresa da chiunque avesse una anche minima capacità di pensare. Però, se elimino le premesse e mi limito a dire: “Giovanni è australiano” il mio errore potrà essere compreso solo da chi sa che Giovanni è genovese e che tutti i genovesi sono italiani.
Ieri sera ho ascoltato per una mezz'oretta alcuni sapientoni che discettavano in TV sulla crisi politica. Il rappresentante del PD, interrogato dal moderatore sul perché il suo partito non voglia accordi di nessun tipo col Pdl, ha risposto: “Il Pdl ha fatto cadere il governo Monti, non ci può essere accordo con loro”. Se questo tipino, non ricordo chi fosse, avesse esplicitato le premesse del suo discorso avrebbe dovuto dire: “Noi del PD siamo disposti a collaborare solo con chi ha dato prova di responsabilità appoggiando il governo Monti; Il Pdl ha appoggiato in maniera reticente il governo Monti, infatti alla fine lo ha fatto cadere, Il movimento di Grillo ha sparato a zero sin dall'inizio sul governo Monti, QUINDI noi vogliamo collaborare con Grillo e non col Pdl”. Se si fosse espresso in quel modo il tipetto avrebbe dimostrato di saper dire solo incoerenti idiozie, ma le incoerenti idiozie vanno mascherate, per questo ha ELIMINATO LE PRESMESE, sperando che il suo discorso non apparisse contraddittorio.

La eliminazione delle premesse è spesso collegata ad un'altra tecnica, potremmo definirla OCCULTAMENTO DELLA PREMESSA VERA. Torniamo al tipino di ieri sera. Se questo mister X fosse una persona intellettualmente onesta avrebbe dovuto rispondere alla domanda del moderatore affermando: “Noi non vogliamo nessun accordo col Pdl perché ODIAMO BERLUSCONI, lo vogliamo eliminare dalla scena politica, se possibile vogliamo eliminarlo dalla scena tot court, quindi siamo disposti ad allearci con chiunque pur di far fuori il cavaliere”. Se avesse detto questo però la sua faziosità sarebbe apparsa troppo smaccata, quindi ha modificato la premessa del suo discorso, tirando in ballo la caduta del governo Monti.

Un'altra tecnica del discorso disonesto consiste nella RIMOZIONE DEL PASSATO. Si tratta, molto semplicemente, della cancellazione tutto ciò che è avvenuto fino a ieri se questo può contraddire le proprie presenti prese di posizione. Sono in moltissimi nel PD ad esprimere in questi giorni la propria “indignazione” per la piccola manifestazione fatta dal Pdl al palazzo di giustizia di Milano. Ed anche Grillo si unisce al coro degli "indignati", e tutti insieme strillano contro gli "eversori". Però Grillo ha partecipato a manifestazioni violentissime contro il TAV, e Bersani è salito sui tetti di facoltà universitarie occupate (occupare una università è REATO, per la cronaca), e in passato moltissimi che oggi militano nel PD o a sinistra hanno tuonato contro giudici e magistratura. Tutto eliminato, tutto rimosso. Il disonesto intellettuale vive in una sorta di eterno presente, non ha un passato, non ha una storia, non ha ricordi. Si limita a strillare, oggi, qui ed ora.

Quando però la operazione di eliminare il passato non riesce il disonesto intellettuale dispone di un'altra tecnica: LA DOPPIA MORALE. “I giudici non si criticano” strilla il disonesto mentale. “Ma tu, proprio tu li hai criticati eccome, fino a ieri” replica il suo interlocutore. A questo punto il disonesto non può più rimuovere il passato quindi afferma trionfante: “Ma i miei erano nobili motivi, i tuoi invece sono abbietti”. Prima si nega ogni legittimità alla critica dei magistrati, subito dopo si afferma che certe critiche invece sono non solo legittime ma doverose. E perché mai certe critiche sono “doverose”? Semplice, perché è lui, proprio lui, il disonesto intellettuale, a muoverle. Ciò che io faccio è buono perché lo faccio io. Tutto parte da qui, dalla pretesa di porre se stessi a parametro di ciò che è giusto o sbagliato, buono o cattivo.

Orribile pretesa, fondamento di ogni totalitarismo.

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